SAPERE COME DIMENSIONARE UN BRACCIOLO NON E’ SEMPLICE, MA NEANCHE COSI’ TANTO DIFFICILE
Quante volte ci è capitato di recuperare una montatura con uno o più braccioli aggrovigliati?
Questa è la peggior situazione che possa capitare per chi ambisce a catturare qualche pesce; infatti, un bracciolo aggrovigliato rende impresentabile l’esca, e conseguentemente le sue possibilità di cattura si riducono.
Sono imprevisti che trovano le loro origini nelle condizioni di mare mosso o molto mosso, ma anche in alcune nostre disattenzioni.
In questo servizio vedremo alcuni consigli da seguire per capire meglio come dimensionare un bracciolo, e farlo lavorare senza quei grovigli che riducono il nostro potenziale di cattura.
Prima però è necessario fare una buona panoramica sugli snodi, che contribuiscono non poco al lavoro del nostro bracciolo.
GLI SNODI
Sono chiamati “snodi” l’insieme di tutti quegli accessori che rendono possibile l’unione tra la lenza madre della nostra montatura e il bracciolo al quale è legato a sua volta l’amo.
Per fare ciò vi illustrerò le due soluzioni più comuni:
LA GIRELLA
Lo snodo in questo caso sarà costituito dalla sequenza nodo perlina girella perlina nodo
Lo spazio che lasceremo alla girella sarà tra i 7 e i 10 millimetri, in modo che l’occhiello della girella non sia “soffocato” dalle due perline, né che non abbia troppo spazio su cui scorrere.
La misura della girella deve tenere conto del diametro della lenza madre; una girella troppo piccola nel cui occhiello entra a malapena il trave sicuramente lavorerà male e farà saltare il nostro impianto pescante.


LA SFERA
Anche questo accessorio sarà bloccato ai suoi estremi da due perline a loro volta bloccate da due nodi, e lo spazio che sarà destinato alla sfera sarà anche in questo caso tra i 7 e i 10 millimetri
(nel caso di sfere della dimensione che ospita la lenza madre dello 0.70 come ad esempio i miei travi “pesanti” lo spazio lo aumento di qualche millimetro).
La sfera è dotata di un foro nel quale far passare la lenza madre, per cui daremo attenzione alla scelta della giusta misura in funzione del diametro che abbiamo scelto per costruire la montatura.
Un altro foro è destinato al posizionamento del bracciolo.
Posso consigliare di scegliere le sfere con i fori non intersecanti: così si evita il fastidioso problema della lenza madre che occlude parzialmente il foro destinato al nostro finale.
Esistono alcuni modi per bloccare il bracciolo alla sfera, che potrete vedere nell’articolo dedicato a come bloccare un bracciolo su una sfera
Abbiamo visto le due più comuni soluzioni che possiamo adottare per collegare il bracciolo alla montatura.
Ora possiamo cominciare a vedere alcune regole da seguire per arrivare al giusto compromesso tra i due parametri fondamentali:
LA LUNGHEZZA
IL DIAMETRO
Un finale troppo lungo rischia di creare groviglio se il diametro è troppo sottile, oppure se è lanciato male.
Però è anche vero che quando il mare è molto mosso scendere sotto certi diametri può risultare rischioso.
Le prede in queste condizioni sono solitamente più importanti.
Allora occorre agire sulla lunghezza del finale.
Ma allora a cosa dobbiamo dare la precedenza? Al diametro o alla lunghezza?
Le variabili che influiscono su questo aspetto sono così tante che in tutti questi anni di esperienza ho potuto constatare che la via migliore per arrivare al giusto equilibrio è la seguente:
Recuperiamo un bracciolo aggrovigliato?
1- Aumentiamo il diametro lasciando inalterata la lunghezza del bracciolo, lanciamo e dopo un tot di tempo recuperiamo… è ancora aggrovigliato?
2- Aumentiamo nuovamente il diametro ripetendo l’operazione ovviamente non all’infinito!
3- Non arriveremo mai ad un diametro eccessivo per il tipo di pesca che stiamo facendo
(ad esempio eviteremo che un diametro troppo grosso possa creare un nodo sull’amo talmente ingombrante da danneggiare la nostra esca quando la posizioniamo sull’amo)
4- Questo è il momento di agire sulla lunghezza del bracciolo, iniziando ad accorciarlo
5- Il segnale di allarme tanto è sempre lo stesso! Se recuperiamo un finale aggrovigliato dobbiamo aumentare il diametro del bracciolo e/o diminuire la sua lunghezza
Questa sequenza in passato l’ho fatta tante di quelle volte che ha consentito alla mia esperienza di intuire in anticipo la giusta configurazione.
E’ talmente difficile trovare una soluzione “matematica” che ancora oggi, di fronte a mareggiate impegnative, mi capita ancora di sbagliare diametro o lunghezza del bracciolo!
In base alla mia esperienza solitamente parto da una lunghezza fissa e un diametro leggermente inferiore a quello che dovrei mettere.
Se recupero un groviglio aumento il diametro del bracciolo che poi solitamente risulta sufficiente per rimanere in pesca correttamente.
Però chi deve ancora “farsi le ossa” è meglio che segua questa piccola regola: vedrete che poi tanto monofilo non sarà stato sprecato per nulla!
Ora tutto questo discorso provo a riassumerlo in questo piccolo schema che vuole essere solo un punto di partenza, un riferimento di massima, giusto per evitare di cominciare al buio:
MARE MOLTO MOSSO
Sacrifico sistematicamente l’amo pescatore perché la sua vicinanza al piombo lo rende il finale che soffre di più.
Quando utilizzo due ami raramente la lunghezza dei finali supera i 50/70 cm, e il diametro parte dallo 0.28 in su a seconda delle esche usate.
Alcune volte sono dovuto scendere a 40 cm di lunghezza e 0.40 di diametro, per intenderci.
Se utilizzo il monoamo il bracciolo riesco ad usarlo anche lungo un metro e mezzo e poco oltre.
Ad esempio innescando il cefalo vivo è possibile anche una lunghezza maggiore, ma il diametro del bracciolo diventa almeno uno 0.40.
MARE MEDIAMENTE MOSSO
L’amo pescatore non lo sacrifico più, ma se al recupero vedo che fa grovigli, o che raccoglie alghe, lo elimino al 100%
Parto con braccioli lunghi un metro con diametro dello 0.25 ed eventualmente incremento quest’ultimo
Queste sono indicazioni di massima, giusto per dare un riferimento!
Poi sarete voi a fare i vostri esperimenti cercando di capire come funziona il giochino lunghezza/diametro.
La vostra esperienza ne trarrà un tale beneficio che un domani potrete essere anche voi un riferimento per chi si approccia a questa disciplina.
ALTRI ACCORGIMENTI
Per quanto possano sembrare “scontati”, preferisco evidenziare anche i consigli che tanti pescatori danno per ovvi; meglio una frase superflua in più piuttosto che dare per scontato che uno sappia
(regola che solitamente va bene anche nella vita…)
La lunghezza del bracciolo deve essere tale che l’amo rimanga ad almeno circa 5 cm dallo snodo superiore e da quello inferiore:
infatti dobbiamo calcolare entrambe le direzioni perché in un caso potrebbe creare groviglio in fase di lancio, nell’altro caso in fase di recupero o in fase di pesca.
Prima di eseguire il lancio è sempre meglio perdere qualche secondo di tempo per verificare se i braccioli sono liberi dal trave.
E’ meglio che non abbiano neanche un giro su esso perché se durante il lancio il finale non si libera, c’è il rischio che quello di sotto si agganci e noi perdiamo due possibilità (su tre) di cattura.
In tanti utilizzano la brillatura sul bracciolo, perché pensano funga da “distanziatore”.
Altri invece la usano per creare quell’occhiello nel bracciolo che costituisce, ad esempio, l’aggancio veloce ad un microsgancio.
Ebbene, è una soluzione che ho utilizzato per tantissimi anni anche io, sino a quando parlando con un pescatore del più e del meno questi mi disse: “guarda che la brillatura serve solo a creare grovigli…”.
Benché fosse una definizione per me esagerata, la pulce nell’orecchio me la mise. Ora sono circa 10 anni che ho abbandonato la brillatura sul bracciolo e il mio sistema pescante non ne ha risentito… anzi…
Nei casi di mare molto mosso il bracciolo dovrà essere fatto con nylon dalle caratteristiche molto rigide, oppure direttamente in fluorocarbon
L’aggiunta prima dell’esca di un piccolo pop-up o di un flotter aiuta il bracciolo in balia del mare mosso a lavorare bene con una lunghezza superiore.
Infatti l’ingombro idrodinamico dell’esca più il pop-up tengono sempre ben disteso il bracciolo e raramente si recuperano grovigli.
L’argomento su come dimensionare il bracciolo è stato trattato sotto diversi punti di vista (lunghezza, diametro), mettendo sul banco tutta la mia esperienza.
Eventuali variazioni o integrazioni che dovesse subire la mia esperienza saranno oggetto di revisione di questo articolo in modo che lo stesso rimanga al passo con il mio modo di vedere le cose.
Per voi che leggete il discorso è sempre lo stesso: i miei sono solo suggerimenti e non leggi scritte su tavole divine 🙂
Se reputate che questo articolo possa essere utile a qualche vostro amico, vi chiedo il favore di condividerlo sui social in modo che anche altri curiosi o assetati di informazioni possano goderne.
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Complimenti per l’articolo. Veramente ben fatto.
Mi è capitato di dover seguire queste indicazioni un mese fa per ovviare ad un groviglio…
Avrei una domanda da porti.
Pescavo con mare poco mosso usando 1.5 m di 0.18 e avevo sempre grovigli. Ho pensato dipendesse dalle correnti e non dalle onde, sono passato ad uno 0.25 e ho evitato grovigli e preso 2 ombrine. La mia domanda è questa: ha senso usare terminali grossi anche con mare calmo ma correnti in profondità oppure sarebbe meglio solo accorciare il terminale? Grazie
Ciao Matteo, certo che ha senso! e aggiungo anche che l’aspetto più importante è la presentazione dell’esca. E’ lei che comanda 😉 se per presentarla al top si deve ricorrere a braccioli più grossi o corti, così si deve fare. I pesci si pescano con le esche, non con i diametri 😉
Ciao mistrer la brillatura fatta solo sul amo.io la faccio per tenermi l esca piu ferma sul bracciolo in fase di lancio ke mi protegga l esca quando impatta sull’ acqua.secondo il tuo parere e sbagliao?
La brillatura sull’amo ha senso quando si ha a che fare con pesci “con i denti”. La brillatura che protegge l’esca non riesco ad immaginarla sai? Probabilmente ho capito male io cosa intendi.
ciao roberto !
per quello che ho capito sul dimensionare il diametro e la lunghezza del bracciolo più il mare e mosso più saliamo col diametro e accorciamo la lunghezza, invece il contrario col mare calmo si diminuisce il diametro e si allunga il bracciolo. la mia domanda e questa ma pescare a mare calmo con braccioli corti avrebbe senso o col mare calmo la lunghezza del bracciolo e determinante ?
grazie.
Ciao Basilio, non necessariamente il mare calmo e il bracciolo lungo vanno assieme. Ci sono situazioni in cui il bracciolo corto ha la sua maggior efficacia, come ad esempio nei fondali con presenza di misto, o di posidonia. In quei casi, giusto per fare un esempio, il braccioli lungo consente alla preda allamata di intonarsi o di compiere qualche giro intorno alla posidonia causando poi l’incaglio… Oppure il bracciolo corto è la soluzione migliore quando i deve fare distanza…
Quindi va bene partire con braccioli lunghi col mare piatto, ma occhio a guardarsi bene intorno 😉
grazie
Ciao Roberto,
per prima cosa complimenti per il tuo lavoro di divulgazione sulla pesca che seguo con passione. Sono un neofita del surfcasting e da questo inverno ho iniziato a calcare le spiagge della mia Liguria con scarsi risultati ma tanta passione. Ti scrivo perché ho sempre problemi di grovigli con i finali che si attorcigliano con la lenza madre. Come travi sto usando quelli che hai esposto sull’articolo sulla pesca a fondo, gli snodi li faccio con nodo, perlina (entrambi incollati), girella del 18, perlina, nodo (entrambi incollati) con circa 8mm-10mm traina perlina e l’altra, cercando di rispettare l’articolo che hai postato sugli snodi. Noto che mi si attorcigliano specialmente il bracciolo più in alto e quello dell’amo pescatore, raramente quello centrale. Solo se faccio braccioli più corti di 40cm si riducono i grovigli, anche con mare calmo e indipendentemente dal diametro della lenza. Potrebbe dipendere dal lancio? Lancio solo in above e side. Cosa posso fare per diminuire i grovigli? Grazie, un saluto.
Ciao Enrico, mi sembra di aver già risposto ad una domanda simile, ma non ricordo dove 😀
In ogni caso il groviglio nei due braccioli estremi non può essere dovuto esclusivamente al lancio: troppo lunghi e/o troppo sottili è il primo motivo indiziato 🙂 A tal riguardo leggi qua.
Se il problema non fosse nel dimensionamento, un altro fattore da controllare è l’ingombro del gancio per il piombo (che potrebbe essere troppo voluminoso o con pericolosi appigli), e l’ingombro del sistema da te scelto per agganciare la montatura allo shock leader.
Sul lancio posso solo suggerirti di stare attento poco prima di lanciare che i braccioli siano perfettamente sciolti dal trave.
Ciao Roberto,innanzitutto piacere di conoscerti e complimenti per i tuoi scritti.
Chi come me pratica il surfcasting tra le onde in notturna dagli anni 80 non può far altro che apprezzare la tua esperienza messa in campo.
Vorrei chiederti un consiglio anche se i cari rocco matteo e andrea lia dicono sempre..prima regola..non ci sono regole.
Allora..io amo il surfcasting e nella mia cassetta ho di tutto e di più mi riferisco a tipologie di accessori ma poi non so se per svogliatezza o perché comunque il pesce se c’è mangia e punto,uso sempre e solo la stessa opzione..cioè snodo direttamente creato su shock leader con stopper in gomma perline e girelline.
Cosa ne pensi?
Di grovigli ne faccio quando ovviamente il mare è quello che è.
Pesco quasi sempre con long arm o al limite short rovesciato ma non do mai importanza alle lunghezze..faccio a occhio..sbaglio?
Quale bait clip mi consigli?
Quello classico a catapulta montato sul piombo non mi gusta si riempie di sabbia insomma..prenderò qualche tuo consiglio sicuramente ma cosa hai da dirmi su un modo statico di comporre calamenti?
Poi se per favore mi dici se meglio continuare con la brillatura e cambiare la girellina con la sfera..piombo 125 150 mare mosso e miglior calamenti per spigola mare mosso di notte.
Grazie Roberto un abbraccio
Ciao Giancarlo, il tuo assetto “anniottanta” ha l’unico inconveniente della lentezza in ambito gara. Tu mi parli di passione pura, e quindi va bene anche quell’assetto. Per le lunghezze dei braccioli fai ad occhio e fai bene sino a quando non recuperi braccioli aggrovigliati: allora in quel caso stai sbagliando la lunghezza (troppo lungo) o il diametro (troppo sottile). Modificando uno di quei due parametri risolvi il problema groviglio. Per quanto riguarda i bait clip non sono un utilizzatore quindi non saprei consigliarti; diciamo che ho trovato il modo di lanciare lontano le esche anche senza bait clip 😛
Per ciò che concerne la brillatura, questa si sfrutta con gli snodi fatti con le girelle. Se passi alla sfera abbandoni automaticamente la brillatura perché impraticabile 🙂
Per quanto riguarda, infine, la pesca alla spigola con condizioni di mare mosso, per evitare di ripetermi, ti invito a dare una lettura a questo articolo 😉
ciao roberto,
ti volevo chiedere due cosette… in gara ultimamente ho provato braccioli fluoro dello 0.10 ed amo 14, naturalmente parlo di pescata giorno/tramonto.. potrei anche provare, quando il mare lo permette.. braccioli dello 0.8?
mentre per la sera opto per travi dello 0.35 o a salire se devo collegare zavorre piu pesanti… come amo uso solo ed esclusivamente un 14, secondo te va bene? o posso anche optare per ami poco piu grossi? per esempio del 12 o del 10?
ed una volta in pesca, (serale) mi consigli di lasciare il filo un po in band o teso con mulinello leggermente aperto?
scusa per le infinite domande… ma so che saprai consigliarmi al meglio…voglio perferzionarmi sempre di piu facendo agonismo e non solo.
grazie sempre.
dario
Ciao Dario, con braccioli così sottili è quasi inutile a mio avviso aumentare la dimensione dell’amo. Ma che pesca vorresti fare con uno 0,08? :O
Per quanto riguarda il filo della bobina, beh… solitamente inizio con il filo in tensione perché mi piace leggere la cima della canna, se poi vedo che non c’è alcun segnale di vita, allora inizio a pescare lasciando il filo in bando. Diciamo che non c’è una sequenza ottimale: l’importante è che in mancanza di attività si provi a pescare con entrambi gli assetti 😉
articolo fondamentale per gli esordienti grande roberto