I motivi per cui si ricorre alla c.d. “brillatura” sono tanti: in alcuni casi il suo utilizzo da ottimi risultati, in altri casi meno, ma a prescindere da tutto ciò come fare una brillatura sul bracciolo (o vicino all’amo) è un argomento che merita tanta attenzione. Sarà poi il lettore a decidere in quali casi utilizzarla e in quali casi ignorarla.
Ma cosa vuole dire “fare una brillatura?”: consiste nel raddoppiare una parte della lenza che forma il bracciolo, e può essere fatta sia all’inizio dello stesso (chiamata anche “treccina” o “trecciolina”), sia dalla parte opposta vicino all’amo.
Prima di scendere nello specifico vi parlo prima delle due possibilità, analizzando quali sono gli effetti creati e soprattutto quali sono gli scopi che si intendono raggiungere: poi lo spazio sarà tutto per la loro realizzazione, con l’ausilio di qualche piccolo video tutorial.
FARE UNA BRILLATURA NELLA PARTE INIZIALE DEL BRACCIOLO
Quali sono gli effetti della brillatura in questo caso? La parte “raddoppiata” o “brillata” diventa più rigida, e in questo specifico caso stiamo parlando della parte iniziale del bracciolo: quella che collegheremo alla girella.
Quali sono gli scopi che si intendono raggiungere? Gli scopi possono essere più di uno, a prescindere dal fatto che poi si raggiunga un risultato positivo:
Uno scopo può essere quello di avere una rapida connessione tra lo snodo e il bracciolo: l’occhiello che si forma eseguendo una “brillatura” diventa un perfetto aggancio ad una girella dotata di microsgancio (pensate ad esempio alle Fast Link Swivels), poi basterà abbassare il gommino che si trova tra lo sgancio e il barilotto della girella e il gioco è fatto!
Per chi utilizza girelle semplici (ossia senza microsgancio), il collegamento si può ugualmente fare in velocità infilando l’occhiello della brillatura dentro l’occhiello della girella, e facendo passare l’amo dentro l’occhiello della brillatura. In questo caso rimane fuori da giochi la sfera per ovvi motivi.
Un altro scopo consiste nella necessità di avereun irrigidimento della parti iniziale del bracciolo al fine di ridurre i grovigli intorno allo snodo stesso, ma in questo caso mi trovo molto scettico sul risultato positivo: dopo aver utilizzato per tanti anni la brillatura nella parte iniziale del bracciolo, da quando l’ho abbandonata ho avuto una clamorosa riduzione dei grovigli!
Infine un altro aspetto positivo potrebbe consistere nel c.d. “effetto molla” che la brillatura consegna al bracciolo, soprattutto in occasione di prede importanti allamate su braccioli dal diametro sottile, ma anche in questo caso non posso fare a meno di condividere la mia perplessità in quanto il nodo che chiude la brillatura diventa un punto debole aggiuntivo dal sistema pescante (e anche in questo caso vi parlo per esperienza negativa diretta).
A questo punto sicuramente qualcuno si starà chiedendo: “ma allora la brillatura all’inizio del bracciolo a che serve?”. E avete ragione! Io dopo averci sbattuto la testa per anni ho trovato le migliori prestazioni da quando l’ho completamente abbandonata. Però il mio consiglio è quello di sbatterci la testa anche voi, in modo che poi la decisione finale sia tutta vostra 😀
Immagino che adesso sorgerà spontanea un’altra domanda: “se la brillatura crea un’ottima connessione con gli snodi dotati di microsgancio, che alternative posso avere?”. Anche in questo caso vi rispondo per esperienza diretta: essendo un nemico della brillatura ma un utilizzatore del microsgancio, ho trovato una soluzione alternativa che fa salvi gli aspetti positivi.
Anziché fare la brillatura all’inizio del bracciolo, faccio un semplice nodo scorsoio, con la comodità di avere l’occhiello della dimensione che mi serve e con l’unica controindicazione che in caso di preda importante il nodo finirà di chiudersi e quindi risulterà complicato spostarlo o riutilizzarlo (controindicazione ininfluente come potete constatare).
Più avanti vi illustrerò ugualmente come realizzarla, perché quello che è il mio atteggiamento nei confronti di un particolare tecnico deve essere per voi solo un mio parere e non una regola da rispettare tassativamente 😉
FARE UNA BRILLATURA SULL’AMO
Quali sono gli effetti della brillatura in questo caso? La parte “raddoppiata” o “brillata” diventa più rigida, e dato che siamo in prossimità dell’amo diventa rilevante anche il fatto che la parte diventa anche più resistente.
Quali sono gli scopi che si intendono raggiungere? Gli scopi possono essere per grandissime linee due:
Affrontare in modo più ottimale la dentatura della preda; immaginiamo una pescata di boghe: i loro denti sono micidiali e spesso dopo poche prede dobbiamo sostituire il bracciolo a causa dell’usura in prossimità dell’amo.
Poiché dipende tutto dal diametro del bracciolo, uno può pensare di risolvere il problema utilizzando diametri più grossi, ma questo potrebbe incidere negativamente sulla “altezza dal fondo” della nostra esca.
Infatti, soprattutto nelle gare, bisogna trovare un buon compromesso tra la necessità di avere diametri sottili e una maggiore resistenza nei pressi dell’amo, in modo da far salva anche la presentazione dell’esca (immaginate risolvere il problema con un ingrossamento del diametro del bracciolo, che costringerebbe a usare un popup più voluminoso, che risulterebbe poi sproporzionato rispetto all’esca influendo negativamente sulla sua presentazione…).
Affrontare la problematica purtroppo sempre più frequente dei granchi; quando questi sono in attività ce ne accorgiamo subito perché cominciamo a recuperare i braccioli senza ami, e oramai siamo tutti coscienti di quanto costino.
Nella maggior parte dei casi il problema si risolve dotando il bracciolo di un popup (leggi come inserire un popup sul bracciolo), ma quando questa soluzione salva la nostra esca ma non da alcun risultato in termini di cattura, allora dobbiamo necessariamente lasciare l’esca a terra, e affrontare il problema in modo diverso.
Ovviamente l’esempio fatto per le boghe può essere esteso alla pesca di tutte quelle prede dotate di robusta dentatura, e che non possono essere insidiate utilizzando il cavetto d’acciaio perché magari non lo abbiamo con noi o perché ne è vietato il suo utilizzo.
COME FARE UNA BRILLATURA NELLA PARTE INIZIALE DEL BRACCIOLO
Ora si passa all’aspetto più dinamico dell’argomento, ossia parliamo delle varie realizzazioni della c.d. “brillatura”. Descriverò brevemente ciò che sarà maggiormente comprensibile guardando il tutorial linkato poco più avanti.
È un’operazione che si esegue usando pollice e indice di entrambe le mani, e con la torsione in senso orario di una mano, e in senso anti orario dell’altra mano, riusciamo a creare (e a regolare) dapprima la dimensione dell’occhiello e poi la rigidità della brillatura facendo le spire più o meno fitte.
Potete osservare come fare una brillatura nella parte iniziale del bracciolo guardando questo video.
COME FARE UNA BRILLATURA SULL’AMO
Premesso che sicuramente esisteranno parecchi modi per realizzarla, mi limiterò a illustrare quelli che conosco io, e che sino a poco tempo fa erano due… dopo l’esperienza di pesca a Bibione (puoi leggere il report cliccando qua) sono diventati tre:
BRILLATURA FATTA CON IL BAFFO DEL PALOMAR
BRILLATURA FATTA UNENDO UNO SPEZZONE DI FILO TRECCIATO
BRILLATURA INCOLLATA E SENZA NODI
La prima soluzione è abbastanza semplice da descrivere: per fare la “trecciolina” utilizzeremo la parte di lenza che avanza dopo che abbiamo fatto il nodo all’amo (in questo caso il palomar è il più indicato). Dovremo solo adottare il piccolo accorgimento di far si che questo “baffo” sia abbastanza lungo per creare la brillatura.
Attenzione però che se il baffo lo create con il nodo UNI potreste avere degli inconvenienti… vi suggerisco la visione di questo video che mostra tre metodi per fare una brillatura, uno solo dei quali è valido.
La seconda soluzione si realizza unendo uno spezzone di file trecciato tra l’amo e il bracciolo: operazione che richiede la realizzazione di due nodi di connessione, e conseguentemente anche tanto tempo. Efficace come poche ma il tempo è denaro…
La terza soluzione come vi ho anticipato è “freschissima”, datata 2018 e targata Claudio Amendola: è stato lui a mostrarmela per primo, e con altrettanto piacere anche io la mostro a voi.
L’unica precisazione che voglio farvi è che essendo così recente non ho ancora materialmente utilizzato questa soluzione in ambito agonistico, e quindi posso solo parlarvi di come realizzarla.
Innanzitutto useremo una colla che definirei prodigiosa se non di più, che grazie alla sua particolarità di rimanere elastica consente una brillatura senza alcun nodo che indebolisca il bracciolo! In teoria una soluzione bomba salvo complicazioni 😀
Potete guardare come fare una brillatura usando la colla cliccando questo link.
Vorrei concludere questo servizio ribadendo un aspetto a cui tengo tanto, e che quindi avrete occasione di leggere spesso nei contenuti scritti da me: le diffidenze personali che ogni tanto emergono nei confronti di alcuni aspetti o soluzioni tecniche non devono essere necessariamente anche le vostre.
Il mio parere in un blog come questo deve essere solo un punto di vista da analizzare, valutare, confrontare con il vostro, e solo dopo che lo avete constatato personalmente lo riterrete condivisibile o contestabile.
Da quando ho messo in rete questo blog ho l’opportunità di condividere il mio mondo, ed è la cosa che mi da più soddisfazione 🙂
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Onorato 🙂 Thank CT.
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