Dopo l’articolo dedicato alla giusta conservazione del cefalo in vivo, dopo una rassegna sulle montature a uno o due ami, non poteva mancare un articolo su come innescare un cefalo o una anguilla.
Premetto che a supporto di questo servizio ci saranno solo dei disegni, in quanto non me la sento di fare un video tutorial a supporto “solo per far vedere come innescare un cefalo o una anguilla”. Certe operazioni preferisco farle solo quando sono necessarie e funzionali ad una azione di pesca.

Prima di affrontare gli inneschi specifici per il cefalo e per l’anguilla è bene ricordare alcuni accorgimenti che valgono per tutti i tipi di innesco del vivo:
I guanti di cotone, ad esempio, oltre che preservare l’integrità dell’esca, consentono un’ottima presa, e soprattutto con le anguille potrete intuire quanto questo fatto sia importante.
Un innesco corretto che non danneggia le parti vitali consente alla nostra esca una maggiore mobilità, una maggiore durata, e conseguentemente anche un maggior richiamo per il predatore.

Queste attenzioni, unite a quelle suggerite nell’articolo su come conservare il cefalo in vivo, ci consentono di avere un’esca al top con un potere catturante esagerato!
Ora vi illustro gli inneschi che solitamente utilizzo, poi però dovrò soffermarmi su alcune attenzioni e su alcuni errori che in generale si commettono soprattutto durante la fase di lancio dell’innesco.
L’INNESCO DEL CEFALO
Premetto che illustrerò gli inneschi che conosco e che uso maggiormente, il che non vuol dire che esistono solo queste soluzioni eh!!! Anzi, proprio in questo campo posso garantirvi che c’è sempre da imparare, soprattutto da quei pescatori esperti in questo tipo di strategia di pesca, e io sono sempre a caccia di nuove soluzioni alternative.
L’unica cosa certa è che l’innesco deve essere fatto nel rispetto della salute dell’esca, perché se no questa muore dopo pochi minuti e il suo potere catturante diventa vicino allo zero.
A riguardo posso illustrarvi due soluzioni, una veloce e pratica, e una meno veloce ma molto più redditizia.

INNESCO VELOCE
L’ho chiamato così perché effettivamente è molto veloce da eseguire, e come potrete ben immaginare meno tempo si impiega ad eseguire l’innesco, meno tempo la nostra esca sta fuori dal suo elemento naturale.
In pratica l’innesco si esegue con la montatura già pronta e già corredata di bracciolo e di amo legato.

Prendiamo l’amo e lo facciamo passare a pochi centimetri dalla coda, da un lato all’altro del pesce, stando attenti a stare in quella via di mezzo tra il dorso e la spina centrale: danneggiare l’una o l’altra parte inciderebbe parecchio sulla vitalità dell’esca.
A riguardo suggerisco di scegliere ami che non abbiano l’occhiello troppo ingombrante perché è la parte che danneggia di più l’esca.

po aver fatto uscire l’amo dall’altra parte, lo inseriamo nuovamente un po’ più avanti della metà del cefalo, e lo facciamo uscire lungo il pesce stesso in prossimità della testa.
In questo modo l’innesco non danneggia parti vitali del cefalo, e questo rimane in possesso della sua normale mobilità.
Inoltre con questo tipo di soluzione l’innesco regge benissimo anche al lancio con piombi pesanti.
A riguardo vi invito a leggere questo articolo sino alla fine.
INNESCO SOTTO PELLE
Con questo innesco dobbiamo innanzitutto dotarci di un ago particolare che abbia da una parte una punta molto pronunciata, e dall’altra un occhiello.

In questo caso il bracciolo non lo lego all’amo, ma solo alla girella: poi lo faccio passare dentro l’occhiello dell’ago, e con la sua punta lo faccio passare da circa metà cefalo verso la testa (qualche centimetro prima) in modo che il bracciolo scorra sotto la pelle.
Durante il passaggio dell’ago sotto pelle è bene stare attenti che lo stesso non vada a danneggiare l’esca, quindi bisogna prestare grande attenzione a farlo passare costantemente sotto la pelle.
Una volta compiuta questa operazione, possiamo mettere immediatamente l’esca in acqua, e fare con comodo il modo del bracciolo sull’amo. Una volta fatto il nodo, potremo riprendere il cefalo e fargli entrare il gambo dell’amo sotto pelle (ecco il motivo per cui bisogna evitare occhielli troppo grossi).
Questo innesco regge un po’ meno il lancio, ma preserva maggiormente il cefalo, o almeno è quello che ho potuto riscontrare durante le mie esperienze di pesca.
In questo particolare caso suggerisco l’utilizzo di amo Aberdeen, in quanto gli ami a gambo corto tendono, durante il lancio, a danneggiare di più la pelle, e a disporsi perpendicolare alla preda, risultando meno catturante.
In alternativa all’amo potete utilizzare anche la cosiddetta “spilla”, che vi illustrerò più avanti in occasione della presentazione degli inneschi con l’anguilla, anche per evitare di ripetere due volte lo stesso discorso.
L’unico accorgimento dell’innesco sotto pelle è che la porzione di sotto pelle che bisogna interessare quando si passa l’ago, deve essere ben più lunga della lunghezza del gambo dell’amo. Diversamente si rischia che durante il lancio l’amo si posizioni in maniera errata.
L’INNESCO DELL’ANGUILLA
Anche per l’anguilla utilizzo prevalentemente due tipi di inneschi, anche se quello che sto per esporvi sono in procinto di abbandonarlo, ma ve lo illustro ugualmente in quanto va bene quando si ha a che fare con spigole di taglia.
INNESCO PER LA CODA
Questo è senza dubbio l’innesco più veloce, e quello che lascia l’esca più vitale. Si tratta di far passare l’amo già collegato al bracciolo e alla montatura a pochi centimetri dalla fine della coda dell’anguilla, e il gioco è fatto!

Bisogna solo stare attenti a innescarla nel centro esatto in modo che l’amo prenda la parte dura della coda, se no durante la fase di lancio perdiamo l’esca.
Con questo innesco i vantaggi sono tantissimi per quanto riguarda la mobilità dell’esca, e questo l’ho potuto constatare anche dalle ore e ore di riprese subacquee fatte con la mia waterwolf.
L’anguilla non so per quale motivo, ma nuota continuamente verso l’alto, facendo un richiamo pazzesco!
ATTENZIONE PERO’!
Ciò che ha parzialmente demolito l’utilizzo di questo tipo di innesco è un’altra ripresa fatta con la cam subacquea in cui due spigole di dimensioni vicine al chilo hanno attaccato l’anguilla innescata dalla testa, e non si sono allamate. Infatti, hanno più volte attaccato l’anguilla nella prima metà, evitando così l’amo.
Per contro, in carriera ho fatto tante catture con questo innesco, e si è sempre trattato di spigole di discrete dimensioni, sempre dai due chili e mezzo in su.
In questo momento quindi sono in una sorta di via di mezzo in cui non so ancora se abbandonare questo tipo di innesco per poter insidiare qualunque attacco, oppure adottarlo per fare selezione sulla taglia della spigola.
INNESCO SOTTO PELLE
Questo tipo di innesco consente di avere l’anguilla in perfetta vitalità anche per tutta la nottata! Si tratta di passare l’ago speciale (quello dotato di punta affilata da una parte, e di occhiello dall’altra) in modo analogo e con gli stessi accorgimenti visti per il cefalo, in modo da far passare il bracciolo sotto pelle per un tratto di qualche centimetro superiore alla lunghezza del gambo dell’amo, e di legare poi il bracciolo all’amo, e facendolo entrare nel sotto pelle.

Una soluzione perfetta che in tanti casi mi ha consentito di liberare l’anguilla in perfetto stato a fine pescata (anche se poi ha significato zero catture).
INNESCO CON LA SPILLA

Un’altra soluzione molto efficace ce la danno queste particolari “spille”, per lo più fatte artigianalmente, laddove due ami aberdeen vengono “saldati” tra loro a una specie di spilla tipo quella da balia, in modo che con l’ago della spilla si prenda il sotto pelle necessario per fissarla al bracciolo.
Sono parecchi i negozianti che le realizzano.

ALTRI PICCOLI CONSIGLI
Voglio chiudere questo articolo parlandovi di distanze di pesca e di scelta della canna, in modo da evitare che tutte le cure adottate per l’innesco perfetto vengano poi vanificate da una errata esecuzione del lancio, di una errata scelta della canna, di una errata valutazione della fascia di pesca.
FASCIA DI PESCA
Quando andiamo a caccia di spigole, o in generale quando vogliamo insidiare un predatore a prescindere dalle condizioni meteo marine che affrontiamo, dobbiamo tenere bene a mente che la fascia di pesca è sempre sulla corta distanza.
Le prede infatti, non sono mica stupide, e per evitare agguati mortali pascolano laddove possono avere una via di fuga. Il primo o il secondo gradino sono quindi gli hot spot di ogni spiaggia, anche di quelle tendenzialmente basse.
E’ quindi inutile fare lanci per mettere un cefalo a 60 metri che, seppur fattibile, immaginate che shock potrebbe subire la nostra esca…
LA SCELTA DELLA CANNA
Scegliere una canna troppo rigida implicherebbe uno stress iniziale all’esca davvero importante, al prezzo elevato di una ridotta vitalità dell’esca. Utilizzare invece una canna con una cima abbastanza sensibile, o con una azione parabolica, consente la riduzione dello shock dovuto al lancio.
Questo è strettamente correlato al tipo di lancio…
IL LANCIO
Eseguire un lancio dolce, progressivo, e privo di strappi violenti è fondamentale per far si che la nostra esca subisca un ridotto shock dovuto al lancio.
Io solitamente faccio un lancio laterale stando attento che il bracciolo sia disteso e in tensione, in modo che il caricamento della canna avvenga anche con il peso del cefalo, che diversamente subirebbe uno strappo pericoloso.
Detto questo, spero di aver aggiunto qualcosa alla vostra esperienza di pesca, e anzi… se avete qualche soluzione diversa da quelle che ho descritto, e se vi va di condividerle, potete utilizzare il form qui sotto e sarò ben lieto di apprendere anche la vostra esperienza.
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Ciao Roberto, come sempre reputo non utili, ma utilissimi i tuoi articoli…mi stanno insegnando tante cose. Volevo chiedere che tipo di piombi/peso usi per questo tipo di pesca da mare calmo a mare mosso.
grazie mille in anticipo
Inoltre hai qualche dritta per procurasi cefali vivi???
Ciao Nunzio, sul mare mosso ho già scritto un bell’articolo. Dalla tua domanda mi rendo conto che ne devo fare un altro anche sulla scelta del piombo con mare piatto 😉
Buongiorno Roberto. Ho un dubbio:se l’anguilla é un pesce di acqua dolce come fa a rimanere vivo in mare?
Vive in acqua salmastra
Sei un grande!E grazie di tutto.
Grazie Francesco 🙂
Ciao Roberto, complimenti per l’articolo , chiaro e preciso come sempre. Volevo chiederti, cosa ne pensi della montatura ” derivata” con il piombo scorrevole e il finale che lavora in linea con la lenza madre? Grazie mille….
Salve… Volevo sapere ke tipo di trave si usa x usare sia cefalo che Anguilla… Long arm… Short.. o altro?
Solitamente utilizzo uno short rovesciato con il mare molto mosso, o il minitrave in condizioni più tranquille. Se ti va di dare uno sguardo a questo articolo penso potrebbe interessarti 😉 clicca qua
Il procedimento cambia se usiamo il cavetto. Nel primo esempio credo di si
Non usi la teleferica o il palloncino?
Ciao Davide, la teleferica non la uso mai perché la maggior parte delle volte le condizioni meteo marine non lo consentono. In generale comunque non uso mai né teleferica né palloncino
Ti ringrazio molto
Col cavetto inevitabilmente l’esca si danneggia maggiormente e si utilizza il metodo veloce
Ciao Roberto, complimenti per l’articolo, preciso come sempre. Volevo chiederti cosa ne pensi del trave ” derivato” con piombo scorrevole e l’esca che lavora in linea con la madre. Grazie…
Ciao Antonio, perdonami ma non so cosa sia il trave “derivato” che fa lavorare l’esca in linea con la lenza madre
In parole molto povere, si monta un moschettone direttamente sullo shock o lenza madre al quale attaccheremo il piombo ( quindi scorrevole) . A battuta metteremo una perlina in gomma e un moschettone di buone dimensioni dove verrà collegato il finale con il cefalo vivo. In pratica una montatura scorrevole…😊
Ciao Antonio, ora ho capito perfettamente cosa intendi.
Le montature scorrevoli in generale mi hanno risolto spesso problemi di attacchi di pesci serra perennemente slamati, ma sempre con esche “morte” come il trancio. Con le esche vive, come ad esempio l’anguilla, c’è sempre il rischio che l’effetto “scorrevole” venga compromesso dalla mobilità dell’esca e per questo motivo non la utilizzo quasi mai.