COME AFFRONTARE IL MARE MOSSO COL PIOMBO GIUSTO

Un argomento strettamente collegato ad un articolo che scrissi tempo fa, relativo all’azione di pesca con il mare mosso, è senza dubbio questo: piombo a palla piramide o spike?
Questa è una domanda che mi è stata posta innumerevoli volte, e che non ha mai sortito una mia risposta diretta per via del fatto che è un argomento talmente vasto e pieno di dettagli che la sua stesura richiede tanto tempo e soprattutto tanta attenzione nella descrizione dei particolari.
Piombo a palla piramide o spike? Non vuole stabilire quale sia il piombo migliore per affrontare il mare mosso, perché quel piombo non esiste… il mare mosso genera diverse problematiche, e queste vanno affrontate agendo con furbizia.
Saranno proprio le problematiche tipiche del mare mosso al centro del mio articolo: vedrete come a seconda dei casi le scelte possibili sono univoche o multiple. Non voglio anticipare troppo però!
La mia è una testimonianza che ovviamente non nasce per caso… in carriera ho affrontato mari e oceani nelle loro svariate sfaccettature; onde talmente alte che giusto qualche pazzo surfista stile Point Break poteva affrontare in modo più diretto.
Escursioni di marea che unite alla spinta del vento creavano movimenti di acqua imponenti; tante altre situazioni che fortunatamente con la “Scuola Mare di Sardegna” ho potuto affrontare nelle sue più svariate manifestazioni.
Come vi ho anticipato poco fa dal servizio intitolato “Piombo a palla piramide o spike?” l’unico vincitore che salterà fuori a fine articolo sarà l’accrescimento delle nostre basi tecniche (o almeno questo sarà il mio intento).
Chi dovesse asserire a priori che un piombo sia meglio di un altro, senza specificare in quali particolari specifici casi, ha certamente una visione dell’argomento molto ridotta…
A questo punto prima di cominciare devo per forza invitarvi a leggere prima questo articolo, salvo che non lo abbiate già fatto 🙂 L’azione di pesca con il mare mosso è un argomento strettamente collegato quindi meglio dargli una lettura, o, se lo avete già fatto, un ulteriore sguardo per rinfrescarsi la memoria 🙂
MARE MOSSO: OBBIETTIVI & COMPLICAZIONI
Quando ci troviamo di fronte ad un mare molto formato, ci sono dei fattori che non possiamo valutare in modo preciso “guardandolo da fuori”, senza lanciare una canna con qualche esca appresso.
La velocità dell’onda ad un occhio esperto potrebbe anticipare la potenza del mare e della sua corrente, così come l’impatto visivo può preannunciare la presenza di alghe oppure no, ma il test con canna in mano e lancio di qualche esca in mare leva ogni dubbio!
Quali sono le problematiche che il mare mosso può darci? Ora ve le illustro.

LA CORRENTE
Una forte corrente può essere generata da una notevole forza del mare caricata dal vento e da un fetch elevato.
In altri casi particolari, ad esempio, si può creare una forte corrente per via di conformazioni rocciose parallele alla spiaggia, che creano una cosiddetta “autostrada” caratterizzata da una corrente impressionante, come ad esempio a Platamona, o a Marina di Sorso.
In altri casi può essere creata dall’azione della marea crescente, soprattutto negli oceani, dove ad esempio in Olanda nella spiaggia di Zouteland, ad un centinaio di metri dalla battigia c’era un profondissimo canale (ci passavano dei cargo impressionanti diretti al porto di Rotterdam) che se non ci lanciavi uno spike da 230 gr non rimanevi in pesca.
Anche in Italia si verificano situazioni simili in tutte quelle spiagge che si affacciano nello Stretto di Messina, e quando la cosiddetta “rema” si mette in moto l’azione di pesca si racchiude nei primi metri in quanto nel profondo canale facilmente raggiungibile con qualunque lancio vincere quella corrente è pressoché impossibile.
L’imbuto che si forma tra Sicilia e Calabria è impressionante.
Una corrente troppo forte può rendere la pescata impossibile, ed è direttamente collegata ad un altro fattore IMPORTANTISSIMO che vedremo più avanti, ossia i TEMPI IN PESCA.
PIOMBO: in questo particolare caso ho potuto constatare che lo spike è il più prestante come tenuta rispetto alla piramide o al piombo a palla.
Certamente l’utilizzo dello spike comporta la necessità per il pescatore di avere discrete doti tecniche di lancio visto che per gestire questi piombi raramente ci si può permettere di scendere sotto dello 0.30 in bobina, per non parlare del fatto che vista la loro forma si possono lanciare prevalentemente con il piombo sospeso o appoggiato a terra.
In ground è difficile da gestire ma non impossibile.
LE ALGHE
La loro presenza è la più “faticosa” da gestire, in quanto oltre che spazzare via tutto, disintegrano anche il nostro filo in bobina. Se poi arrivano all’improvviso, sistematicamente quando siamo distratti (Murphy è un killer in questi casi), e abbiamo tre o quattro canne in pesca…
Il gomitolo fatto da quattro imbobinature, quattro montature, quattro piombi è garantito… (a chi non è successo? A te? Allora non sei ancora andato a pescare con il mare mosso 😀 😀 😀 ).
Quindi prima ancora di parlarvi di piombi ottimali, preferisco dirvi che se le alghe sono talmente tante che risulta inutile aspettare che passino, cambiate spot. Se invece si presentano “a ondate”, aspettare che passino può risultare un’arma vincente visto che il detto “il pesce segue le alghe” ho avuto modo di appurare più volte che corrisponde a verità!
PIOMBO: quando si parla di alghe, vista la premessa che vi ho fatto qualche riga più su, è quasi inutile stare a descrivere quali potrebbero essere le soluzioni migliori in base alla forma del piombo.
Infatti la problematica più faticosa in questo caso è il recupero della montatura… le palle di alghe che si possono formare per nostra imperizia sul nodo dello shock leader, sull’aggancio tra shock leader e montatura, in ogni snodo della montatura, sono aggravate anche da quella che inevitabilmente si forma sul piombo…
Solitamente la “palla di alghe” più imponente è proprio quella che si forma sul piombo, a prescindere dalla forma che noi scegliamo.
L’INSABBIAMENTO DEL PIOMBO
Probabilmente uno degli aspetti più importanti da tenere sotto controllo, e uno dei più difficili da gestire dato che la soluzione sta sempre su un sottile compromesso tra forma del piombo / peso del piombo / diametro del filo in bobina.
Quante volte ci è capitato di vedere la canna perfettamente in pesca per mezzora, e poi una volta iniziato il recupero ci siamo resi conto che era in pesca perché il piombo era sprofondato alla ricerca di qualche giacimento petrolifero?
In questi casi è l’inevitabile rottura del filo a spegnere il nostro iniziale entusiasmo… A me ha fregato tante volte 😀
Quando affrontiamo il mare molto mosso non è sistematico incorrere in questo problema, ma quando si verifica occorre sapere come affrontarlo al top riducendo il rischio di lasciare una montatura in un mare già fin troppo flagellato dalle più massicce forme di inquinamento.
PIOMBO: quando il piombo si insabbia con facilità tendo ad escludere prima di tutto lo spike, ma solo per il fatto che gestire fili in bobina inferiori allo 0.30 sarebbe troppo rischioso.
Con il piombo a palla o con la piramide la possibilità di gestire fili in bobina più sottili ci consente di affrontare meglio correnti più forti. Infatti in questi casi parto sempre da un piombo apparentemente sotto dimensionato, e vi spiego il perché facendo la “Simulazione del Brak”:

Lancio una montatura con due esche e una piramide da 125 grammi, e, ad esempio, uno 0.25 in bobina. Verifico il tempo di “scarroccio”, che si attesta entro i due minuti.
In questo caso passo alla piramide da 150 grammi, lasciando lo stesso 0.25 in bobina. Verificando il tempo di “scarroccio” vedo che questo sale a 5 minuti.
Questa, ad esempio, è una soluzione accettabile, ma se lo scarroccio riesco a farlo durare di più è meglio.
Allora lancio una piramide da 175 gr, sempre con lo 0.25, e vedo che scarroccia in 12/15 minuti => perfetto!
Se lanciassi una piramide da 200 gr molto probabilmente starei fermo immobile, ma il rischio di insabbiamento del piombo salirebbe vertiginosamente.
Con questa simulazione ho voluto evidenziare il fatto che il metodo più infallibile per ridurre drasticamente il problema dell’insabbiamento è quello di trovare un equilibrio per uno scarroccio lento ma costante, agendo sulla grammatura del piombo e sul diametro del filo in bobina.
In questo particolare caso non ho potuto appurare una prevalenza in positivo tra piombo a palla e piramide sulla capacità di “disinsabbiarsi”, per cui solitamente opto per la piramide solo per via di un aspetto che analizzerò tra poco relativa all’azione di recupero.
Attenzione però! Il lento scarroccio del piombo è probabilmente il miglior mezzo per andare alla ricerca del pesce, ma attenzione a non perdere di vista la canna in pesca, perché a volte lo scarroccio si interrompe laddove il piombo incontra un cambio di fondale (proprio dove le chance di cattura sono più elevate), e quando si interrompe aumenta il rischio di insabbiamento… quindi occhi aperti sempre!
LA DISTANZA

Immaginate un banco che sta di fronte a voi, le cui dimensioni vi danno come spazio “con maggiori chance di cattura” il primo canale (quello tra il gradino di risacca e lo stesso banco), e il secondo canale (quello oltre il banco) che si trova ad un centinaio di metri di distanza… Oppure immaginate di trovarvi su una punta, con il primo canale che si trova ad un centinaio di metri…
A questo punto la forma del piombo incide parecchio in funzione del nostro stile di lancio.
Chi è abituato a lanci con il piombo sospeso (non necessariamente in pendolare eh!) potrà optare per qualunque tipo di forma di piombo in funzione delle problematiche che vi ho appena illustrato.
Chi invece possiede doti tecniche per il ground cast preferirà utilizzare il piombo a palla, o la versione della piramide (che a me piace tanto) che porta il nome di Pyramidon, che grazie alla sua forma particolare, consente l’esecuzione del ground cast senza che la base del piombo faccia fare dei saltelli fastidiosi durante il caricamento della canna (ancora meglio l’Idropiramide, ma la sua tenuta è sensibilmente inferiore).
Sulla piramide non apro una pericolosa “diramazione” sulle sue svariate versioni perché ci si potrebbe scrivere un articolo! 😀
Chi invece lancia come la maggior parte dei pescatori, avrà il vantaggio di optare tra tutte le soluzioni disponibili.
In ogni caso non perdete di vista gli ulteriori accorgimenti per riuscire a lanciare le nostra esche a distanze maggiori.

IL TEMPO IN PESCA
Questo aspetto lo metto in evidenza per ultimo ma non è affatto il meno importante… anzi…
Prima di stabilire se posizionarsi in spiaggia in un determinato punto o in una determinata spiaggia, solitamente che facciamo? Lanciamo una montatura in mare, dotata di esche, e verifichiamo se il piombo si sposta oppure no.
Ecco… questo è il momento per iniziare ad abituarci a verificare anche i tempi che il piombo impiega a fare la cosiddetta “passata”, ossia a “scarrocciare” dal punto in cui lo abbiamo lanciato sino alla parte opposta che possiamo far coincidere con l’altra nostra canna in pesca, oppure con quella di un pescatore che potrebbe stare a fianco a noi.
Ma quali sono i “tempi” che vanno bene? Devo fare una piccola premessa prima di proseguire.
Se ci troviamo in una competizione poco possiamo fare se non combattere per la sua durata, anche con canna in mano, cercando la soluzione che ci consenta di avere il tempo di scarroccio più lungo possibile.
Se ci troviamo a pesca per i fatti nostri, e abbiamo difficoltà a trovare una soluzione che possa far salire i tempi di scarroccio sopra i tre minuti, possiamo tranquillamente andare a cercare un’altra spiaggia salvo che non ci troviamo in una fase di scaduta e allora si tratta solo di aspettare che l’intensità del mare scenda.
PIOMBO: Come si può ampiamente dedurre da ciò che ho scritto sino ad ora, a seconda che la problematica principale sia la corrente, o l’alga, o l’insabbiamento del piombo, avremo una buona idea a quale forma di piombo dare la precedenza, ma se inseriamo anche la variabile dei “tempi di scarroccio” allora qui entra in gioco qualcosa che non ha a che fare con la forma, bensì con il peso del piombo rapportato al diametro del filo che abbiamo in bobina.
La Simulazione del Brak che ho riportato come esempio per contrastare il problema dell’insabbiamento calza a pennello!
CONSIDERAZIONI
Ciò che vorrei rimanesse in mente per il vostro percorso di miglioramento nella tecnica della pesca dalla spiaggia sono questi concetti:
Non esiste una forma di piombo perfetta per qualunque situazione
Ogni forma di piombo ha dei particolari che prevalgono su altre forme
La ricerca dello scarroccio lento è la soluzione solitamente più redditizia in termini di ricerca del pesce
Lo scarroccio si “regola” agendo su forma e peso del piombo, e sul diametro del filo in bobina
Leggere questo articolo serve SOLO ad ampliare la propria “base dati” da cui trarre le proprie intuizioni
Per diventare abili surfcaster bisogna “donare” parte della propria salute alle intemperie marine; stare dietro una tastiera o sfogliare libri e riviste non è sufficiente 😀
NESSUN VINCITORE
Come preannunciato in apertura, alla fine di tutte queste considerazioni spero si comprenda che non può esistere un piombo “per il mare mosso”.
Ogni soluzione ha le sue peculiarità che prevalgono su quelle di altre, e sta a noi non perdere di vista se ci troviamo di fronte a forti correnti, a montagne di alghe, o a piombi che si insabbiano, e così via.
Avrei voluto includere nella sfida anche il piombo MIG 21 a sfera, ma lo uso da talmente poco tempo che non posso parlarne con la stessa cognizione di causa degli altri tipi di piombi.
Magari tra qualche anno questo articolo subirà il meritato upgrade includendo anche le doti di quest’ultimo!
Spero che vi sia piaciuto questo articolo, facendomelo capire con la sua condivisione nei social, magari nella vostra bacheca o in qualche gruppo dedicato alla pesca dalla spiaggia o al surfcasting.
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Come sempre, GRANDE Roberto. Grazie per la tua chiara e gentilissima opera di divulgazione. Preziosa soprattutto per chi, come me, da poco si è avvicinato a questa passione, e non ha “maestri ” che dal vivo possano(.. o vogliano ..!!😉) insegnare ai neofiti..
(..’Sperando solo che nel ” duro”‘ Adriatico compaia qualche pesce in più 😉🙂…)
Ciao e grazie
Grazie Enzo 🙂