Dopo aver scritto sui Tenbin e sulle canne specifiche, cominciamo ad avvicinarci al sistema più vicino al pesce…I SABIKI japan style o LINEE.
Quelle che noi chiamiamo SABIKI japan style o LINEE in gergo, in lingua originale si chiamano ARISU; il termine sabiki probabilmente per via della loro somiglianza con le omonime montature utilizzate dalla barca, anche se ormai anche il termine LINEE sta piano piano prendendo più spazio nel gergo del pescatore.
I SABIKI Japan Style o LINEE hanno poco a che fare con la famosa Linea Longa portoghese, in quanto l’unico punto in comune tra i due sistemi pescanti è la lunghezza, per il resto, come vedremo, è tutto un altro mondo!
Il principio dei SABIKI Japan Style o LINEE è quello di presentare l’esca nel modo più naturale possibile e, conseguentemente, più catturante.
La loro costruzione richiede tantissime attenzioni sui materiali, accorgimenti, bisogna considerare tanti fattori, e in questo articolo cercherò di fare luce su più aspetti possibile.
DIFFERENZE ITALIA GIAPPONE
In Giappone le LINEE hanno un numero di ami montati nettamente superiore, anche più di dieci ami sullo stesso finale! In Italia la Legge limita il numero di ami a tre, e pertanto il nostro SABIKI sarà composto da tre ami.

Nella loro costruzione originaria è prevista una sola girella che serve per essere agganciate al Tenbin, ma per come l’ho concepita io, ho preferito mettere quella girella direttamente all’interno dell’occhiello del Tenbin, come potete vedere dalla foto qui sotto.
LUNGHEZZA
La lunghezza dei SABIKI Japan Style o LINEE è compresa tra i 180 cm e va anche oltre i 450 cm, e solitamente viene preceduta dal una brillatura di 25/35 cm, e ha dei braccioli laterali (o derivati) abbastanza corti: dai 5 ai 10 cm.
I BRACCIOLI DERIVATI
Come si inseriscono i braccioli nei SABIKI o LINEE? Solitamente utilizzo un nodo a otto, o nodo sabiki (vedi filmato). Questo mi garantisce oltre che una solidissima giunzione, anche un angolo tra la LINEA e il piccolo bracciolo di 90°.
I MATERIALI
i SABIKI Japan Style o LINEE possono essere costruiti con lenza fluorocarbon o con nel nylon, ma l’aspetto che non dobbiamo mai dimenticare di considerare è che stiamo parlando di finali molto lunghi, e quanto i SABIKI saranno più lunghi, quanto più dovremo stare attenti al groviglio.
Un Tenbin costruito bene costituisce un ottimo punto di partenza.
Oltre i 300 cm preferisco senza dubbio utilizzare il fluorocarbon, più rigido del nylon, e proprio grazie alla sua rigidità mi consente di utilizzare diametri più sottili, oltre che beneficiare della sua invisibilità.
Se posso segnalarvi un prodotto con un eccezionale rapporto qualità prezzo, vi segnalo lo Spin Fluo della Rapture Trabucco.

L’obbiettivo principale sarà sempre quello di presentare l’esca nel modo più naturale possibile, e questo si può ottenere soprattutto trovando un ottimo equilibrio (come sempre d’altronde) tra lunghezza del finale e diametro del filo.
Nei prossimi articoli sarà mia cura scrivere in modo dettagliato su situazioni ben definite, come la pesca a fondo e l’azione di pesca a galla.
Ma torniamo ai materiali… Tanti di voi avranno già pensato: “ma il poliestere“?
I SABIKI Japan Style o LINEE possono essere realizzati anche con il POLIESTERE, un filo di fabbricazione prettamente giapponese, ma che si comincia a trovare anche nei nostri mercati.

Il POLIESTERE, a parità di diametro, è un filo estremamente rigido, per cui oltre all’abbattimento del rischio groviglio in fase di TRAINETTA lo spostamento dell’esca è molto più netto e in grado di attirare maggiormente l’attenzione della preda.
Altro aspetto da non sottovalutare è la sua resistenza: il POLIESTERE lo apprezzi anche quando hai a che fare con l’odiosissima attività dei granchi.
Il consiglio generale è comunque sempre quello di utilizzare anche un piccolo spezzonino di filo di poliestere anche in punta alla linea , legare l’ultimo amo col poliestere e legarlo o con un nodo a 8 o con nodo Albright a 5-6 spire alla linea madre.
Infine suggerisco di utilizzare un diametro leggermente minore, o al massimo uguale a quello della linea madre.

GLI AMI
La scelta dell’amo segue tutte le attenzioni appena descritte: l’amo che sceglieremo dovrà essere leggero e con un’ottima punta, quindi sconsiglio vivamente gli ami di scarsa qualità.
Altra attenzione relativa agli ami va rivolta al foro di entrata nell’apparato boccale, deve essere piccolissimo, in quanto soprattutto in molte tipologie di ami la lacerazione che si genera nella bocca dei pesci soprattutto quelli di taglia maggiore: si creano delle vere e proprie “asole” che in un momento di poca tensione della lenza durante la fase di recupero, possono far slamare il pesce.
La resistenza dell’amo, come potrete immaginare, va considerata anche in funzione della rigidità di tutto il sistema pescante. Ad esempio in Giappone utilizzano delle serie di ami molto particolari che però qui in Italia non avrebbero senso vista la profonda differenza dei pesci con cui si ha a che fare.
Altro particolare importantissimo per un amo da japan style è la sua forma: deve avere un profilo c.d. “da ingoio”, una punta lunga (poi vi spiego il perché) nonché autoferrante.

Vi faccio un esempio che sottolinea l’importanza della punta dell’amo “lunga”: le pulci di mare!
Non sono poche le zone infestate da questi parassiti, per cui è importante scegliere un amo adeguato che abbia un profilo come quello che ho appena descritto, in modo che riesca a bucare eventualmente anche il parassita, evitando così la classica slamata che libera la preda e ci lascia la pulce di mare infilzata nel nostro amo 😀
Ami ne ho provati tanti, ma poi dopo tanti esperimenti la scelta è ricaduta su ami ad occhiello come quelli delle foto.
L’esca si rovina molto meno rispetto ad un amo a paletta, non c’è confronto, e l’occhiello, piccolo, unito ad un nodo fatto bene, sono fondamentali visti i diametri delle lenze madre che vengono utilizzati nei SABIKI o LINEE.
Per ridurre al massimo l’ingombro del nodo sull’amo, e favorire lo scorrimento dell’esca, molti pescatori utilizzano, ad esempio, resine UV, o colle ciano acriliche. Reputo invece inutile utilizzare materiale fosforescente dato che poi ci metteremo sopra l’esca.
Inoltre non è da sottovalutare anche il rischio che questi stratagemmi possano attirare qualche granchio… vera mina vagante del nostro sabiki, in grado di far aggrovigliare il finale in pochissimo tempo!

LA BRILLATURA
L’ultimo particolare che intendo affrontare in questo articolo è uno dei primi che ho accennato: la BRILLATURA.
La reputo fondamentale in quanto l’irrigidimento della prima parte del SABIKI o LINEA (20/35 cm) aiuta a evitare i grovigli, e nello stesso tempo crea quell’effetto “molla” che in fase di combattimento con una preda importante potrebbe far comodo.
Spero che questo articolo sia stato di tuo gradimento, e se lo reputerai adatto, condividilo con qualche tuo amico appassionato di Japan Style, o in qualche gruppo che potrebbe apprezzarlo.

Se vuoi guardare il tutorial su come si costruisce un sabiki, eccolo qui sotto:
Ciao, ottimo articolo. È possibile conoscere il dimensionamemto del trave in nylon/fluorocarbon, braccioli in poliestere e ami? Per una pesca leggera con anellidi come esca. Grazie
Grazie del commento e della domanda che sarà uno spunto per un prossima mo articolo. Tendenzialmente puoi usare qualsiasi diametro e qualsiasi lunghezza, il principio e’ sempre lo stesso interessante e’ che non si ingarbugli. Come indicazione base prova uno 0.26 e/o uno 0.23. O misure similari. Brilla i primi 25/30 cm con lunghezze di 270/350 cm ami derivati ogni 30/40 cm.
Come leghi L amo ad occhiello sul sabiki ?? Ma poi non ti rimane rigido sul poliestere..
Ciao buongiorno grazie del commento , deve rimanere rigido un nodo uni con amo da occhiello. Uso esclusivamente questi. Il nodo costruito con poliesteri e/o FC rigidi non consentono poi di fare passare agevolmente gli anellidi. Il nodo deve essere molto piccolo