In questo articolo voglio mettere in evidenza tutta una serie di accorgimenti per capire come affrontare le alghe nel miglior modo possibile.
Le alghe costituiscono una delle maggiori difficoltà che complicano l’azione di pesca tipica del surfcaster, ossia quella con il mare mosso.
Quando le alghe sono in movimento hanno una azione devastante.
Ad esempio nel mio caso, quando le ho incontrate per la prima volta durante una delle mie prime mareggiate, ho potuto apprezzare lo sconforto che ti assale dopo che con una canna ho recuperato un mega groviglio dentro il quale c’erano tutte le lenze e le montature delle altre tre canne che avevo messo in pesca! 🙁

Voglio chiarire da subito che quando le alghe sono in movimento, e sono tante, L’UNICA SOLUZIONE è quella di levare le canne dall’acqua, aspettare una mezzoretta, e riprovare: ma su questo punto ci tornerò più avanti.
Una precisazione dovuta, quanto basta per eliminare la speranza che in questo articolo ci sia un rimedio che consenta di affrontare qualunque dinamica legata alle alghe 😀
Per capire come affrontare le alghe devo prima fare una grande distinzione: infatti gli accorgimenti che posso suggerirvi sono diversi a seconda della loro dinamica di movimento:
ALGA MORTA, DEPOSITATA SUL FONDO DEL MARE, e quindi con il mare calmo o poco mosso
ALGA IN MOVIMENTO, e quindi quando il mare è formato
So benissimo che il tema più interessante è il secondo, e infatti comincerò… dal primo 😀
QUANDO LE ALGHE SONO FERME, DEPOSITATE NEL FONDO DEL MARE
Capire come affrontare le alghe in questa situazione è certamente la situazione più semplice e la più… “risolvibile”.
È vero che se fossimo a pesca per i fatti nostri, il problema sarebbe risolvibile alla radice: basterebbe posizionarsi in un tratto senza alghe 😀
Però esistono delle situazioni in cui a pescare “sulle alghe” siamo “costretti”.
Ad esempio perché in quella zona c’è inevitabilmente il pesce (soprattutto a seconda del tipo di prede che intendiamo insidiare).
Oppure perché stiamo partecipando ad una gara, e il sorteggio della postazione ci ha fatto capitare davanti ad una zona impestata di alghe.
In poche parole… se dobbiamo affrontare una azione di pesca davanti ad un letto di alghe “ferme” i consigli che posso darvi sono qui sotto 😊
COMINCIAMO CON IL PIOMBO

Inutile dire che la forma del piombo è molto importante… quanta più superficie offre durante il recupero, quante più alghe si raccoglieranno formando un “cordone” micidiale.
Vi ricordo che i cosiddetti “cordoni di alghe” non solo rallentano l’azione di recupero, ma aumentano anche l’usura dei nostri fili.
Per non parlare del fatto che man mano che recuperi il cordone, questo diventa sempre più lungo!

Suggerisco di usare il piombo più leggero possibile, tenendo conto del miglior compromesso tra la zavorra, la potenza della canna, e la distanza di pesca che dobbiamo ottenere per arrivare nelle zone favorevoli.
Sconsiglio, pertanto, qualunque piombo c.d. “da tenuta”.
LA POSIZIONE DEGLI AMI

In queste situazioni la prima cosa da fare è ELIMINARE L’AMO PESCATORE.
Si tratta dell’amo collegato allo snodo che sta vicino al piombo: durante il recupero l’ingombro dell’esca diventa un ulteriore “raccoglitore di alghe”, oltre quelle che si accumulano sul piombo.
Anche se dovessimo dotare il bracciolo pescatore di un popup, il problema non si risolverebbe.
Infatti, durante il recupero, l’azione combinata tra la forza di galleggiamento del popup e quella impressa sul piombo dal mulinello che recupera il filo, farebbe scenderebbe verso il basso popup esca e amo, con l’inevitabile recupero di altre alghe!
Provare per credere…
Tutti gli ami che intenderemo utilizzare sarà meglio posizionarli sugli snodi più alti, e saranno tutti dotati di un pezzo di popup che stacchi le esche da fondo e le renda visibili e appetibili ai pesci.
In questi casi una montatura come l’ECLETTICA è molto efficace: se non ci sono alghe si usano le tre girelle basse, se ci sono alghe si usano le tre girelle alte 😉
L’IMPORTANZA DEI POPUP
Sappiate che la loro funzione si staccare l’esca dal fondo non è l’unica che hanno!
Un aspetto poco considerato dai pescatori è anche la loro funzione di “protezione dell’innesco”.
E come fanno mi direte voi?
Quando vi troverete in una situazione come questa che stiamo analizzando, vi renderete conto già dal primo recupero che le alghe che si accumulano sui braccioli si “stoppano” sul popup.
Questo fa sì che la pressione del piccolo cumulo di alghe durante il recupero sia esercitata sul popup e non sull’esca.
Se non ci fosse il pezzettino di popup a proteggere l’esca, ad ogni recupero il “tappino di alghe” si formerebbe sull’esca, e la sua pressione durante il recupero la distruggerebbe, o perlomeno la rovinerebbe.
In ogni caso vi suggerisco la lettura di questo articolo sull’utilizzo del popup, nel caso ve lo foste perso (clicca qui per leggere l’articolo sul popup)
IL FILO IN BOBINA

Il compromesso da ricercare è legato a diverse variabili, sarebbe complicato analizzarle tutte.
Ciò che conta è che il filo non sia troppo sottile a tal punto da mettere a rischio il recupero della montatura, e che non sia troppo grosso a tal punto da penalizzare la distanza e non farvi arrivare sui pesci.
Con questa definizione di massima, ci abitueremo a ragionare sulle cose piuttosto che seguire pedissequamente una tabella precompilata 😉
In questo modo, sommando tutti gli accorgimenti appena illustrati, saremo in grado di sapere come affrontare le alghe quando queste sono “statiche”, ossia appoggiate sul fondo e non subiscono l’azione della corrente del mare.
QUANDO LE ALGHE SONO IN MOVIMENTO
Siamo finalmente arrivati alla dinamica più interessante, nonché quella più complicata da affrontare.
Come ho avuto modo di dire nella apertura di questo articolo, non tutte le alghe in movimento possono essere affrontate o meglio…
Esistono delle situazioni molto estreme per cui è inutile sprecare energie (e attrezzatura) per combattere una vera e propria “autostrada di alghe”.
In questi estremi casi è molto meglio lasciare le canne fuori pesca per una mezzoretta, e riprovare ogni tanto e verificare la situazione, anche perché il detto “i pesci seguono le alghe” è più di un semplice detto… 😉
Pertanto sapere come affrontare le alghe quando queste sono in movimento significa anche riconoscere quando queste non possono essere affrontate 😀
Voi vi starete già chiedendo: “e come capisco quando devo fermarmi?”.
Sarà come sempre il mare a dirvelo: voi lanciate le esche in mare, e se il piombo impiegherà meno di un minuto a scarrocciare nella direzione della corrente (dando per scontato che non avete messo un piombo da 50 grammi…) saprete che è il caso di ritirare tutto e riprovare dopo un po’.
Ipotizziamo che le alghe in balia della corrente sia “affrontabili”, ossia generano uno scarroccio “accettabile” che sia di almeno cinque minuti se peschiamo con più di una canna, o di almeno tre minuti se peschiamo con una canna.
In questo caso i consigli che vi posso dare li state per leggere 😊
IL PIOMBO

Il discorso cambia rispetto a quello fatto in occasione delle alghe “statiche”, perché avendo a che fare con il mare molto mosso, saremo costretti ad usare, a seconda dei casi, delle piramidi o delle palle.
Essendo questi piombi cosiddetti “da tenuta”, inevitabilmente offriranno in fase di recupero una superficie che raccoglierà delle alghe, ma è un aspetto che non ha altre soluzioni.
Vi ricordo che ho scritto un articolo proprio sull’utilizzo degli spike, delle piramidi e dei piombi a palla, se ve lo siete perso o se volete rinfrescarvi la memoria CLICCATE QUI.
GLI AMI

Men che meno in questo caso possiamo anche solo pensare di usare l’amo pescatore!
Al recupero trovereste un mix tra groviglio e alghe!
Suggerisco anche di non utilizzare più di due esche, anche per un discorso legato all’azione di pesca con il mare mosso.
Tre esche offrirebbero un impatto maggiore alla corrente e alle alghe, rendendo ancora più difficile lo stare in pesca.
Due braccioli “centrali”, in cui quello basso non tocca il piombo e quello alto non tocca l’aggancio con lo shock leader, è la tipica soluzione per questo tipo di mare.
Un esempio pratico è la montatura ECLETTICA, nella sua configurazione che prevede per l’appunto l’utilizzo dei due snodi centrali (vedi qui le soluzioni disponibili con la montatura ECLETTICA).
IL POPUP
In questo caso il consiglio è identico a quello dato per la situazione precedente, anche se ritengo opportuno precisare che in questo caso la funzione del popup è doppia:
Non servirà solo a “proteggere” l’esca dalla pressione delle alghe durante il recupero, ma aiuterà anche il bracciolo e l’esca a lavorare meglio e disteso, scongiurando i grovigli per via della corrente.
A proposito di popup vi segnalo un altro articolo che ho dedicato a questo accessorio, e precisamente su come testarlo (clicca qui per leggere come testare un popup).
IL FILO IN BOBINA E SHOCK LEADER

Avendo a che fare con alga in movimento, per capire come affrontare le alghe in movimento dobbiamo valutare un nuovo dettaglio: il nodo tra il filo della bobina e lo shock leader.
Trascurabile quando le alghe sono ferme, assolutamente da considerare quando le alghe sono in movimento.
In questo caso consiglio il cosiddetto filo conico: un filo per bobina che solitamente ha una doppia conicità, è lungo 250 metri, e non ha alcun nodo di congiunzione.
Con il filo conico il primo “tappo di alghe” anziché arrivare sul nodo con lo shock leader (il che potrebbe voler dire che vi fermare a pulire il nodo quando la montatura è nel pieno del gradino con l’onda che ci scoppia sopra…), arriverà nella congiunzione tra shock leader e montatura.
In questo caso, in caso di cattura, quando arriverà il tappo di alghe la preda sarà già spiaggiata 😉
L’AGGANCIO TRA SHOCK LEADER E MONTATURA

Per un principio identico a quello del popup che protegge le esche dalla pressione delle alghe durante il recupero, solitamente non riduco al minimo lo sgancio tra shock e trave, anzi… lo lascio senza preoccuparmi di trovare il più piccolo possibile!
L’ingombro creato da questo collegamento creerà un accumulo di alghe “proteggendo” la montatura che di conseguenza ne prenderà di meno, e questo sarà comunque “stoppato” dal popup a protezione dell’esca.
PICCHETTO REGGI CANNA

Avere un picchetto reggi canna lungo (parliamo di almeno 1.70 metri) significa avere la possibilità, quando il flusso di alghe è concentrato nella zona prossima al gradino di risacca, di “scavalcarla” sfruttando questo accessorio.

L’importante è che il picchetto abbia il bicchiere che si possa spostare lungo lo stesso picchetto perché diversamente serve a poco!
Facendo due calcoli veloci, una canna da 4,5 metri su un picchetto di 2 metri, spostando il bicchiere e lasciandolo a 30/40 cm dalla parte alta, e considerando che 30/40 cm si perdono piantandolo nella sabbia, avremo l’uscita del filo dall’apicale della canna a 5,70 metri di altezza!
Qui a fianco esempi di picchetti reggi canna, realizzati da Gabriele Deias, che li personalizza come volete, e li fa lunghi quanto volete 😉 Se volete contattarlo il suo whatsapp è in fondo a questo articolo.
Questo è un esempio numerico per dare una vaga idea dell’altezza eh! Non sono stato lì con il metro a misurare tutto con precisione 😀
Spero di avervi dato qualche input in più per meglio sapere come affrontare le alghe sia quando sono in movimento che quando sono ferme.
Se credi che possa essere utile, condividi il link in qualche gruppo social 😉
SEGUIMI SU
Ciao Roberto ho trovato molto interessante l’articolo perché mi sono trovato in questa situazione mentre ero in pesca settimana scorsa. Per quanto riguarda gli snodi cosa consigli?
Io sto pensando che una sfera offra meno groviglio di un microsgancio anche se a discapito della velocità. Per quanto riguarda il blocco non saprei se usare sempre una sfera o ancora più sottile come soluzione un fermo a forma ovale. Anche se preferirei si fermassero sulla sfera da fermo che sullo snodo le alghe
Sino a che potevo usare le sfere le ho sfruttate. Poi il fisiologico abbassamento della vista mi ha fatto propendere per gli sganci rapidi. Avendo usato per parecchi anni tutte le soluzioni per quanto riguarda il discorso snodi, posso dirti che la sfera è imbattibile 🙂
A tuo avviso Roberto un terminale più lungo dei canonici 40/60 cm di diametro opportuno potrebbe essere più attraente nel presentare in modo più naturale le esche. O è del Tutto ininfluente? Ovviamente lanciato nei giusti punti e non nella lavatrice. 🙏
Grande roberto ogni articolo e un emozione va letto tutto d’un fiato per come E dettagliato continuo a dire che non si smette mai di imparare ….grazie una domanda con alga ferma oltre il piombo più leggero consigli quello con ali per alzare il piombo prima ? Inoltre e vero il fatto anche di usare un pe un po’ più grosso che taglia l alga ? Grazie ancora
Complimenti come al solito articolo a dir poco spettacolare
Ciao come sempre articolo interessante! Una domanda sulla canna alta che ci aiuta sul gradino perché non subisce il colpo di risacca e la fa affondare e riempire ulteriormente di alghe?