Ed ecchise qua!! Dopo aver parlato delle caratteristiche di una canna da spinning ora è doveroso aprire una bella parentesi sul motore che tutto fa’ girare: i mulinelli da spinning.
Ecco, i mulinelli da spinning (che sono TUTTI a “bobina Fissa“) sono essenzialmente delle macchine da guerra in miniatura e, grazie alle tecnologie che anno dopo anno vengono implementate, oggi abbiamo degli strumenti di una leggerezza ed una potenza disarmante: alcuni “muli” hanno polimeri, leghe, oli, ecc. direttamente derivati dall’ingegneria aerospaziale (what?!).
Anche qui daremo un nome alle varie componenti di queste affascinanti macchine ed ovviamente andremo ad imparare come si legge quello che sta’ scritto sulla scatola e sulla descrizione delle varie schede tecniche che ormai si trovano dappertutto.

Dunque ciancio alle bande e bando alle ciance iniziamo dalla struttura esterna!
STRUTTURA ESTERNA DI UN MULINELLO A BOBINA FISSA
CORPO
In primis AMMIRATE LA MAGNIFICENZA DEI MIEI MODELLI IN 3D! (si, mi sono passato il tempo a riprodurre il mio vecchio Fuego LT 5000D in 3D perchè non avevo voglia di smontarlo per fare delle foto).
Intanto di quali materiali possono essere fatti i nostri mulinelli? Semplicemente possiamo tagliare la testa al toro dicendo che questi possono essere prodotti da semplici polimeri a complesse leghe metalliche.
Infatti le moderne tecnologie e le costanti ricerche di nuovi materiali permettono alle case produttrici di creare delle macchine con rapporti peso/potenza davvero ridicoli: basti pensare al nuovissimo Zaion V di Daiwa che permette di avere durevolezza e leggerezza anche su mulinelli di taglia che vanno dalle più piccole alle più importanti.

Addentrarsi nel discorso “materiali” sarebbe davvero un suicidio (o semplicemente lo spunto per un articolo totalmente a se stante) in quanto ogni produttore brevetta i propri materiali dando dei nomi più o meno fighi: volete forse dirmi che “Zaion V” non sembra qualcosa uscito dai fumetti supereroistici?
“Ehi Iron-Man, di che materiale è fatta la tua nuova armatura!?”
“Siete curiosi eh? Ebbene la mia nuova armatura è in ZAION V” – sottofondo con gli AC/DC e boooom!!
Ovviamente questi materiali (che siano polimeri, fibre o materiali compositi) sono studiati per il Medium-Light Game in quanto la loro elasticità potrebbe compromettere la resistenza a sforzi particolarmente elevati.
Oh, non vi preoccupate: a meno di incannare un tonno rosso over-size dalla spiaggia nessun pesce può rompervi un mulinello in materiale composito ben calibrato alla vostra attrezzatura.
Per fasce di prezzo molto alte e sempre per pesche medio-leggere esistono anche body in leghe di Magnesio.
Per Medium-Heavy game il materiale generalmente più usato è certamente l’alluminio e le varie leghe che ne derivano: qui infatti abbiamo certamente resistenza ed assenza quasi totale di elasticità ma un peso (e quindi una densità) decisamente più alto dei precedenti.
A me piace dividere il body di un mulinello in 4 parti: Main Body (carcassa o scocca), Pedone, Statore e Alberino.
La carcassa è il “cuore pulsante” di tutto: essa può essere composta da due placche unite o, in alcuni casi, da un blocco unico stampato.
Al suo interno infatti è contenuto il Gear-Box e quindi tutto l’insieme di ingranaggi che fanno muovere il mulinello.
Poi abbiamo il pedone che, seppur alcuni lo indicherebbero semplicemente come “la parte che si aggancia alla canna”, è veramente una delle parti strutturali più importanti e da tenere più in considerazione.

Questo infatti deve essere commisurato non solo alla grandezza della bobina e del rotore (deve infatti permettere alla nostra mano di stringere l’impugnatura senza sbattere con le parti mobili del mulinello) ma deve anche avere uno spessore ed una geometria calcolati in base al coefficiente elastico del materiale utilizzato: è proprio questo uno dei punti più critici che vengono sottoposti a torsione.

Lo statore è il punto più alto del main-body: questo serve come alloggio per il rotore sul quale a sua volta alloggerà la bobina (una matriosca in pratica) e deve certamente essere robusto e commisurato in diametro alle parti che vengono poste sopra per evitare particolari giochi o torsioni laterali.
In realtà sono in pochi a suddividere lo Statore dalla Carcassa ma a me piace così e lo scrivo: stacce!
A sormontare il tutto troviamo il “Main-Shaft” (l’alberino) sul quale andrà inserita la nostra bobina.
Questa parte mobile è direttamente collegata agli ingranaggi interni e (con sistemi diversi casa per casa) alla rotazione della manetta eseguirà un movimento oscillatorio perpendicolare (oh, fa’ Su e Giù) che permetterà al filo di essere imbobinato per tutta l’altezza della bobina (ne parleremo meglio di seguito).
Per chiudere il discorso “body” apro solo una piccola parentesi per l’eventuale presenza della levetta dell’anti-ritorno (anche questa caratteristica che vedremo a breve) che ci permette di “sbloccare” la rotazione in entrambi i sensi del mulinello.
MANETTA
“Datemi una manetta e solleverò il mondo” disse proprio così Archimede!…o almeno penso…

Attaccata al body questa levetta tanto trascurata dai più è ciò che ci permette di trasmettere la forza necessaria a far funzionare e girare il nostro mulinello.
Diciamo che la manetta è semplicemente composta da una parte “fissa” ed una “rotante”.
Quella “fissa” è il fusto della che si collega direttamente al main body e che di fatto può essere di 2 tipologie diverse: pieghevole con vite passante (per mulinelli di fascia medio-economica) o monopezzo che si avvita direttamente alla corona del corpo.
Qual è la differenza tra le due tipologie? Quella snodata tende a causare dei piccoli “giochi“ durante la rotazione mentre, ovviamente, quella monopezzo è ferma e rigida (oltre ad essere tendenzialmente più leggera).
Per quanto riguarda la parte “rotante” abbiamo il pomellino.
Questo può avere diverse forme: a “T”, sferica, ovale, imbuto (lo ammetto, la forma ad “imbuto” è una citazione a “vieni avanti cretino“), ecc.
Questa deve essere leggera, comoda e fornirci un buon grip per non scivolarci dalle dita mentre stiamo recuperando i nostri artificiali o un bel pesce.
Non c’è molto da dire sulla manetta se non che, in pesche più gravose, tende ad essere molto ampia (oltre che sicuramente spessa ed irrobustita) e con pomelli molto grossi per darci la possibilità di sfruttare un momento angolare maggiore e di eseguire rotazioni con più facilità.

Piccola curiosità: esistono dei pomelli sovradimensionati detti “da combattimento” che, come detto prima, rendono la presa miglio…non è vero fanno semplicemente fighi.
Ora possiamo passare avanti…
ROTORE
Ed ecco la parte rotante vera e propria dei mulinelli da spinning: il rotore!

Si tratta di una struttura che ruota ad una determinata “velocità” (lo analizzeremo di seguito quando parleremo del “rapporto di recupero“) che permette al filo di essere sia avvolto nella bobina, sia di scorrere agevolmente in caso di trazione da parte di un pesce.
Il rotore è composto principalmente da 2 parti: una parte strutturale (alcuni lo definiscono come “corpo del rotore“) ed una parte mobile.
Oh, poco da dire sul corpo del rotore: al solito ogni casa produce i suoi rotori con materiali, design (ricordiamoci sempre che la geometria di una forma è essenziale per definirne robustezza e caratteristiche elastiche) e tecnologie brevettate ed uniche.
Per i materiali la legge è equivalente a quella del main-body: composito per pesche medio leggere ed alluminio o leghe varie per pesche particolarmente gravose.
La vera sfida dei produttori è sempre di più quella di ottenere dei design che, a parità di coefficiente elastico del materiale usato, permetta di ottenere delle strutture più leggere ed allo stesso tempo resistenti alla flessione.
Infatti le parti che vengono più messe alla prova durante combattimenti particolarmente intensi sono il corpo del rotore, l’alberino e il rullino guidafilo (che vedremo a brevissimo) ecco perchè, come già detto, per le pesche più estreme si utilizzerà sempre l’alluminio.

A sormontare la struttura del rotore nei mulinelli da spinning troviamo nel 99% dei casi (alcuni mulinelli, come qualche Van-Staal o alcuni custom fanno infatti eccezione) un sistema a scatto composto da un archetto ed una zona dove è presente il “rullino guida filo” (o line roller).
Liquidiamo l’archetto dicendo che in realtà non è un componente essenziale nei mulinelli di potenza: risulta decisamente più “strutturale” nei mulinelli più leggeri dove funge anche da elemento di riduzione della trazione applicata sul rotore.
Diciamo infatti che il nostro amato “bail” (così si chiama in inglese) altro non è che una comodità inventata in tempi relativamente brevi per evitarci l’incombenza di dover passare e guidare il filo manualmente nel line roller dopo ogni lancio.
Ecco il vero protagonista di tutto: il line roller.
Deve essere per certo la parte più fluida e “liscia” di tutto il mulinello.

Questo piccolo elemento deve essere (soprattutto nello spinning) estremamente resistente alla salsedine ed all’usura, sia da parte degli agenti esterni, che da parte del trecciato (perchè il trecciato, credetemi, taglia come una micro cremagliera).
Una piccola raccomandazione che posso farvi da persona che non fa’ mai manutenzione sui propri mulinelli è certamente quella di controllare sempre questo minuscolo dettaglio: ho visto amici perdere pesci e buttare nella spazzatura centinaia di metri di filo per un rullino guidafilo rovinato.
BOBINA
E se gli antichi un tempo dovevano accontentarsi dei ronchetti in cui avvolgere la lenza o, peggio ancora, avvolgevano tutto a mano, noi abbiamo le meravigliose BOBBBBBINEEEE!!!
Spesso ricoperte da incisioni sempre più fighe che cercano più e più volte di stimolare l’angler per portarlo verso l’autoerotismo, oggi le “spool” (quanti bei termini in inglese state imparando eh?) sono di una leggerezza e di una precisione disarmanti!
Queste sono ormai praticamente fatte solo ed esclusivamente in alluminio sempre meglio lavorato in design (non solo per estetica), robustezza e leggerezza!
Ma perchè proprio in alluminio?
Certamente perchè un materiale troppo elastico rischierebbe di deformarsi sotto la pressione di una treccia bagnata che stringesse costantemente verso il centro.

E soprattutto perchè il nostro carissimo alluminio riesce a dissipare il calore in maniera “eccezziunale veramente!”.
Ma scusa, che ce ne frega a noi di dissipare il calore? Calore de che poi? Del sole che batte sul mulinello? Della sabbia che “scotta la sabbia scotta è arroventata“?
Durante uno dei miei primissimi articoli (che trovate cliccando 👉 QUI 👈) dissi che certamente nello spinning vogliamo ovviamente “goderci un combattimento“, ecco, per combattere un bel pesce abbiamo bisogno della “frizione” di cui parleremo tra pochi paragrafi.
Qui dirò solo che nei mulinelli da spinning (e quindi a frizione anteriore) il drag (“frizione” in inglese) è costituito una serie di dischetti (prodotti in tantissimi materiali tra cui spicca certamente il carbonio) accuratamente sovrapposti che, pressati tra loro, fanno attrito resistendo alla rotazione della bobina all’interno della quale sono contenuti.
Dunque: movimento =”energia cinetica” alla quale si oppone la forza di attrito tra i dischi che quindi ne convertirà una parte in “energia termica” producendo dunque calore.
Ecco, se le nostre bobine non fossero fatte di alluminio ed i dischetti non fossero di materiale ignifugo, probabilmente al primo bestione importante vedremmo una bella fiammetta (e non Fiammetta Cicogna) uscire dal tappo della nostra bella bobinozza.
Ovviamente la dissipazione dell’energia termica, tolte le paradossalizzazioni fumettistiche, è essenziale per evitare dilatazioni termiche alla bobina e, soprattutto, un’irreversibile compromissione del filo imbobinato che di certo non è amico del calore intenso.

Piccola parentesi per il “bordino” superiore (in inglese “spool lip“) essenziale per lo scorrimento delle spire di filo durante il lancio e che, matematicamente, è la parte che prima di tutte si andrà a graffiare alla prima caduta del mulinello: provare per credere.
Per concludere questo veloce excursus sulla bobina introduciamo velocemente il “tappuccio MALEDETTO“.
Si, lui non è un semplice coperchio, il suo scopo non è solo quello di regolare alla perfezione ed in maniera super precisa il livello di chiusura della frizione, non serve solamente ad aiutare i dischi a dissipare meglio il calore…
…NO…
Lui serve a prendersi le peggio imprecazioni quando lo sviti troppo ed al primo lancio ti finisce in acqua-li-mortacci-sua-e-di-chi-non-glielo-dice!!!!!
Ah, a me ovviamente non è mai capitato, ma a qualcuno che conosco si, –Robertino, se leggi, questo è dedicato a te!– e credetemi, sono tanti i meme che potrei ricollegare alle facce incredule alle quali seguono momenti di rassegnazione ed ORE INTERE DI CHITEMMUORT!!!
Che poi una cosa voglio chiarirla: se pescate a spinning SERRATE QUELLE STRATACACCHIO DI FRIZIONI!
Puntiamo a roba grossa e montiamo fili con libraggi sovrastimati, non siete a fare bolognesina usando come terminale un capello di Homer Simpson! Stringete e pompate sti pesci!
CARATTERISTICHE TECNICHE
ANTIREVERSAL INFINITO
Questa skill alcune volte non è nemmeno scritta in quanto ormai “ovvia” però è giusto scrivere 2 parole su quella che in assoluto è la caratteristica più importante nei mulinelli da dedicare allo spinning.
In pratica si tratta di un blocco (al solito ogni casa ne brevetta uno tutto suo) che impedisce al rotore di ruotare in senso inverso rispetto a quello di imbobinamento.
Ma perchè è essenziale nello spinning? E perchè deve essere “infinito“?
Nello spinning i nostri cari mulinelli sono soggetti a migliaia e migliaia di sollecitazioni meccaniche ad ogni singola sessione dunque il contraccolpo causato da giochi di un antireversal poco preciso rischierebbe di danneggiare in pochissimo tempo la meccanica interna.
E non solo: muovere un artificiale infatti richiede estrema precisione che possiamo avere solo con una meccanica fluida e precisa che ci permetta di rimanere in pesca esattamente per come vogliamo noi.
Ecco perchè la presenza di questa caratteristica non può che essere essenziale.
Nei mulinelli in genere è presente una levetta di “sblocco dell’antireversal” che ci permetterà di far ruotare la manetta sia in avanti che indietro.
E’ utile? Beh, se vi piace pescare a bolognesina vecchio stile forse si, ma nello spinning…NON SERVE AD UN EMERITO C…appero…

Anzi, la presenza di questo accessorio è ormai messa in discussione dalle grandi aziende che, per mulinelli dedicati a pesche pesanti, stanno scegliendo di non inserirla per diversi motivi tra cui il fatto di essere un punto d’entrata da parte dell’acqua (è sempre un foro fatto sulla scocca principale) e certamente anche un punto di possibile rottura durante il combattimento di grossi pesci.
TAGLIA E CAPIENZA BOBINA
Eh, la taglia…mi sono messo veramente in un bel guaio…
Perchè dico questo? Perchè ogni casa ha il suo modo di indicare la taglia dei propri mulinelli: ma fortunatamente io scrivo nel 2022 e persino Daiwa si è adattata alle taglie “convenzionali” di Shimano!!!
E quindi? Quindi ho la fortuna di poter prendere un punto di riferimento dal quale estrapolare dei dati che valgono per la maggior parte delle case più conosciute!…che CU…fortuna…
Semplicisticamente la taglia di un mulinello dipende dal diametro della bobina.
Ovviamente una “spool” più grande viene progettata per imbobinare fili più spessi e quindi con carichi di rottura maggiore che vengono utilizzati per pesche via via più gravose che quindi metteranno sotto sforzo tutto il sistema.
Conseguentemente all’aumentare della dimensione della bobina, e quindi dei carichi di sollecitazione, bisognerà anche aumentare la dimensione e la resistenza di tutte le altre parti strutturali del mulinello.
Generalmente nell’ambito dello spinning da terra si utilizzano delle misure da 1000 a 10000 (qualche pazzo gradisce anche le 14000)…MA CHE SO’ ‘STI NUMERI??!!?!
In realtà non hanno un particolare significato, nascono semplicemente da una nomenclatura che SHIMANO ha inventato diversi anni fa e che oggi praticamente viene usata un po’ da tutte le case.
Di seguito cercherò di costruirvi una tabella all’interno della quale creare una correlazione tra taglia e diametro della bobina.
TAGLIA | 1000 | 2000 | 2500 | 3000 | 4000 | 5000 | 6000 | 8000 | 10000 |
DIAMETRO BOBINA (mm) | 40 | 42 | 45 | 48 | 51 | 54 | 57 | 61 | 66 |
Una cosa importante nella scelta dei mulinelli da spinning è anche quella di correlare il giusto diametro di bobina al diametro del primo anello della canna (chiamato in gergo “spezzafilo“) per dare la possibilità alle spire di trecciato di smorzarsi correttamente durante il lancio…di questo se ne parla nello specifico in👉 QUESTO ARTICOLO 👈che DOVETE leggere!!!.
Un’ultima parentesi è da dedicare alla capienza di queste bobine.
La stessa taglia di bobina può avere diversi tipi di “capienza” in base all’utilizzo che va’ fatto e, di solito, sono divise in 3 categorie: shallow (o bassa capacità), “normali” e deep (o alta capacità).

Le deep (appunto “profonde“) si usano generalmente per tecniche più gravose e indicate su batimetriche più profonde dove, possibilmente, si auspica (oltre a scandagliare fondali più alti) ad incannare qualche bel pelagico che cercherà di sbobinarci per bene.
Le “normali” (le chiamo così perchè di fatto sono quelle “standard” che non hanno un nome) sono semplici bobine classiche utilizzabili in tecniche e spot “intermedi” dove imbobinare gli usatissimi 150-200m di filo più fondo in nylon.
La shallow (dall’inglese “poco profondo“) è una bobina che serve per pesche ultra-leggere o comunque in zone con bassissimi livelli di acqua e dove quindi non abbiamo necessità di imbobinare centinaia e centinaia di metri di filo.
Per un gusto assolutamente personale, per quanto concerne lo spinning salt-water, io preferisco sempre utilizzare mulinelli con bobine deep e caricarli con molto filo (non puoi mai sapere cosa incannerai) generalmente dai 300m in poi con molto poco fondo.
Ovviamente le case indicheranno sempre (per aiutarci nella scelta) quanto filo in base allo spessore ed alla tipologia (se nylon o treccia) può contenere la bobina nello specifico.
Ma passiamo avanti…
MAX DRAG
Ed eccolo il tanto nominato quanto “inutile” Max Drag.
Momento, momento, momento, momento!
Il “drag” (la frizione per intenderci) è uno dei 2 motivi principali per i quali i mulinelli sono stati inventati: capacità di filo e possibilità di opporre resistenza alla fuga del pesce senza forzare l’attrezzatura al limite.
Ecco, in parte ho intanto dato una definizione di “frizione“: la capacità dei nostri mulinelli di opporsi alla fuga del pesce.
Abbiamo infatti detto che all’interno della bobina troviamo una serie di dischetti con varie possibilità di materiali ed abbinamenti di tali e che con lo Spool-Cap possiamo regolarla: semplicemente avvitando il “coperchio delle imprecazioni” andiamo a pressare tra loro i dischetti aumentandone la reciproca superficie di contatto ed incrementando gli attriti (sia statico che dinamico) che tra loro intercorrono.
Oh! Se avvitiamo (e quindi “stringiamo“) allora la nostra frizione applicherà una forza maggiore e sarà “più dura” ed al contrario (quindi “allentiamo“) essa applicherà una forza minore “più morbida“.

Il Max Drag altro non è quindi che la “massima resistenza che la frizione può applicare una volta serrata“…FINE…
Ma allora perchè prima mi è scappato quel “inutile“?!
Oggi i nostri carissimi mulinelli da spinning riescono a darci dei max-drag RIDICOLI su macchine super compatte e leggere: ma secondo voi su un mulinello 3000 mettere 10Kg di Max Drag a che CA…ppero serve??!!
Per intenderci: un 3000 lo si monta su una canna da Eging o comunque da Light-Spinning dove monteremo certamente dei fili abbastanza sottili e dove, soprattutto, le canne non potrebbero MAI E POI MAI resistere ad una massa applicata di 10Kg, anzi, la maggior parte delle canne da Light non arriverebbero nemmeno a 5Kg.
In pratica nella maggior parte delle pesche da terra (per non dire in tutte) non sfrutteremo MAI più del 60% (e sto’ pure esagerando) del max-drag dei mulinelli da spinning moderni.
Volete sapere dunque a che serve un dato così esagerato e pompato?
Solo ed esclusivamente a P-A-V-O-N-E-G-G-I-A-R-S-I, giocare a chi ce l’ha più grande (il max-drag).
Eh si, perchè (oltre lo scherzo) la capacità di installare un sistema così potente all’interno di macchine leggere e super compatte è certamente una testimonianza di quanto la tecnologia e lo studio dei materiali abbia fatto e stia continuando a fare passi da gigante.
Sapete invece cosa conta VERAMENTE nella frizione di un mulinello da spinning?
Corsa e morbidezza (smoothness).
La corsa altro non è che “il numero di rotazioni che lo spool-cap deve fare per passare da una frizione totalmente aperta ad una totalmente chiusa“: ecco, i mulinelli da spinning ce l’hanno particolarmente lunga (…la corsa…) in quanto a questa proprietà coincide una maggior precisione di settaggio.
Per quanto riguarda la “morbidezza” la potremmo definire come la fluidità di “stacco” della frizione di un mulinello.
In pratica i mulinelli da spinning NON devono singhiozzare o ruotare a scatti, devono essere morbidi, quasi sinuosi nello staccare la frizione in quanto, come accennavamo nell’articolo sulle canne, gli elementi elastici nella combo da spinning sono pressappoco inesistenti e quindi, in caso di pesci importanti, se non vogliamo “rompere” dobbiamo essere in grado di accompagnare il nostro “avversario” per evitare che letteralmente “strattoni” il nostro comparto pescante.
Su questo quasi certamente scriverò un bell’approfondimento con magari qualche bel grafico…per adesso andiamo avanti.
RAPPORTO DI RECUPERO
Bistrattata e mal compresa questa caratteristica è essenziale da capire se si vuole riuscire a muovere bene i nostri bellissimi artificiali.
Questo dato, che troviamo scritto sulle scatole con una semplice uguaglianza, ci indica semplicemente la “velocità di avvolgimento” dei mulinelli da spinning visualizzata come “rotazioni del rotore per giro di manovella“.
E siccome io gli articoli li scrivo “di getto” senza pensarli prima, non sapendo come introdurre il concetto in maniera fluida senza parlare di fisica, vi spiattello una bella tabella dove vi separo le “velocità di recupero” (leggetevi l’approfondimento BELLISSIMO!!) in 3 macro-categorie e dopo le spieghiamo una per volta.
Categoria del mulinello | P.G. (Power Gear) | Intermedi | H.G. (High Gear) |
Rapporto di recupero | inferiore a 5.2:1 | da 5.2:1 a 5.7:1 | oltre 5.7:1 |
Ma che so’ ‘sti numeri?!?
L’equivalenza mostrata in tabella (che poi è quella che troveremo sulle scatole ed i cataloghi di tutti i mulinelli) ci indica semplicemente quanti giri il rotore compie ad ogni rotazione completa di manetta.
In pratica in un’eguaglianza indicata classicamente come “5.5:1” possiamo dire che ad ogni giro completo di manetta il rotore del mulinello compirà 5.5 giri.
E’ importante? Certamente!
Scegliere il giusto rapporto di recupero può essere la discriminante definitiva e decisiva nel muovere correttamente i nostri artificiali in base alla tecnica, allo spot, alle batimetriche, al filo, ecc…
Perchè allora ci sono questi nomi così complessi? Power Gear?!? High Gear?!?!? Oh, parla come mangi!!!
Beh, ricordando che il “main gear” (l’ingranaggio più grosso) è quello attaccato direttamente alla manetta e paragonandolo semplicemente ad una bici, possiamo dire che il “power-gear” corrisponde al rapporto da utilizzare in salita: in pratica andremo più lenti ma comunque riusciremo a camminare con poca fatica.
Al contrario il “high-gear” è il rapporto più alto che ci permette di andare più veloci ma sforzando di più.
L’intermedio…beh, l’intermedio è intermedio, e stica…

Ecco, su come scegliere il rapporto di recupero nei mulinelli da spinning farò senza ombra di dubbio un approfondimento specifico in cui si parlerà anche di qualche cenno di dinamica ecc.
Di certo vi preannuncio di prendere mooooolto con le pinze il dato che trovate accanto al rapporto di recupero in cui viene indicato APPROSSIMATIVAMENTE quanti cm di filo vengono ritirati ad ogni giro di manetta.
Vi chiedo solo un pizzico di pazienza XD
NUMERO DI CUSCINETTI
WOOOOOOOO!!! Mattia, presente che tu hai speso quasi €500 per acquistare il tuo bellissimo Certate LT 5000D-XH con 10 cuscinetti CRBB?…Beh, io ti posso dire che su AliExpress ne ho trovato uno a €50 che ha 30ordici cuscinetti!!!
Ah che bella l’ignoranza, quando mi capita di sentire o leggere certe affermazioni ho una voglia matta di FERIRE MORTALMENTE (o comunque abbastanza dolorosamente) LA GENTE SCEMA!!!!
Non mi dilungherò molto sull’argomento (in effetti lo scrivo un po’ troppo spesso 🤔), ma diciamo semplicemente che i cuscinetti, se sono VERI (ed ora ne parleremo), aiutano il mulinello a non avere giochi interni e, soprattutto, ad avere una fluidità migliore.
Esistono diversi cuscinetti, ma diciamo semplicemente che ci sono quelli “semplici” e quelli a “tenuta stagna“.
Ad esempio, tornando al mio adoratissimo Certate (mi emoziono come una Belieber anche solo a scrivere il suo nome): nelle specifiche sono indicati 10 cuscinetti a sfera di cui 10 CRBB (quindi 10 su 10)…

Bene, più o meno sappiamo tutti cosa sono i cuscinetti a sfera: sono banalmente dei cilindri metallici con dei binari interni all’interno dei quali sono incastonate delle sfere metalliche che abbassano gli attriti dinamici del sistema in cui vengono inseriti (ricordiamo che l‘attrito volvente è sempre inferiore all’attrito radente).
Ecco un cuscinetto chiamato (in questo caso da DAIWA) “CRBB” è un cuscinetto esente da corrosione grazie al grasso inserito al proprio interno, sigillato con speciali guance su entrambe le facce e le cui fere vengono indurite da uno speciale trattamento termico.
Ovviamente questi oggetti hanno un costo (anche diverse decine di euro per singolo cuscinetto) ed ovviamente ogni casa brevetta i propri cuscinetti ecc.
Qual è il punto di vedere mulinelli cinesissimi con millemila “cuscinetti“? Il punto è che di “cuscinetti” non si tratta! Infatti nel 100% dei casi (ed a quel paese la probabilità di errore) quando leggerete numeri esorbitanti di “cuscinetti” in realtà si starà parlando di semplicissime boccole metalliche che inesorabilmente andranno a consumarsi e rovinare tutto.
Ovviamente anche le grandi case usano boccole sui mulinelli di fascia bassa, ma è ovvio che dichiarano la realtà: ad esempio sulla scatola del mio vecchio Crossfire LT era segnato solo 1 cuscinetto a sfera nonostante restasse 100 volte più fluido delle varie ciofeche acquistate da amici vari su AliExpress e company.
Ovviamente queste boccole/cuscinetti si trovano in tutte le zone in movimento dei mulinelli da spinning.
CONCLUSIONI FINAL…MENTE…
Allora, in realtà potrei parlare veramente di tanto altro (come detto vedrete degli approfondimenti su diversi argomenti specifici), ma parlare di qualità come il “peso” o l’imbobinamento credo abbia più senso contestualizzarle all’interno della scelta di un mulinello per la propria attrezzatura.
Chiedo in tutto questo umilmente perdono per il tempo che mi ci è voluto a scrivere questo articolo (??) ma il lavoro e la tesi universitaria (assieme agli ultimi esami dati qualche settimana fa) mi stanno divorando e trovare 10 minuti da dedicare a questi scritti diventa una sfida personale.
Poco da dire e tantissimo di cui parlare dunque: al solito dico tantissimo senza parlare di nulla.
Ma lo vedrete, arriveranno video ed approfondimenti molto interessanti,
indi per cui,
STAY TUNED gente!
Ps. HOLA GENTE!!
Dopo diversi mesi dalla pubblicazione di questo articolo, OGGI (che per voi può essere un giorno qualsiasi) ho fatto un piccolo video a riguardo ed ovviamente ve lo linko di seguito!!
Complimenti per la fluidità e la marea di nozioni snocciolare in questo articolo. L’ho letto tutto d’un fiato….. Bravo veramente 💪🏻💪🏻💪🏻💪🏻
Gentilissimo, purtroppo l’ho letteralmente scritto a 10 minuti al giorno XD
La mia paura era divenisse un insieme slegato di caciara e nozioni varie…