AAAAAMISSSSCI SPORTIVI del blog accardiano! Siamo tornati più forti e carichi di prima per continuare a parlare di come scegliere il giusto rapporto di recupero nei nostri amati mulinelli da spinning!
Questa ovviamente, a completezza della prima parte di questo sedicente articolo, sarà la sezione in cui parleremo di perchè e quando scegliere un rapporto di recupero veloce o “High-Gear“.
Per farlo però dobbiamo riprendere da dove eravamo rimasti la volta scorsa: tornando quindi alla situazione di uno spot con fondali poco o comunque non molto profondi (spiaggia, scogliera bassa, area portuale, ecc.).
Subito dopo, state sereni, parleremo anche del perchè scegliere un High-Gear nella pesca dalla scogliera.
Per adesso parliamo velocemente dei grandi esclusi da quell’ammasso di caciara che è la “parte 1“: i TOP WATER!!!
Il problema dell’azione in superficie
Ciò che bisogna comprendere è che questi artificiali agiscono praticamente fuori dall’acqua (o quasi) e, se non nei casi di Popper, praticamente non causano alcun attrito che metta il nostro filo in tensione: di base la componente “resistenza” che ogni angler sente durante l’azione in top-water è costituita quasi totalmente dalla resistenza e dal peso del filo fuori.
Ecco, già da questo si può iniziare ad intuire il perchè della necessità di un rapporto di recupero veloce: infatti ad ogni jerkata/twitchata dovremo compensare il filo “in bando” o che comunque, a causa dell’inerzia dell’artificiale “strattonato“, perderebbe di tensione.
Infatti, prendendo ad esempio il classico WTD (che conoscete perchè AVETE letto l’articolo sugli artificiali da spinning), ogni volta che l’artificiale viene mosso tenderà ad avanzare verso il pescatore “sbandando” (acquisendo dunque un momento angolare) da un lato all’altro.
Nel fare ciò è importante non permettere al filo di perdere la sua tensione per evitare che l’artificiale si muova in modo non idoneo fino persino a perdere totalmente il proprio assetto di pesca: da un WTD ad un “fallo” galleggiante il passo è breve…
Estremizzando la cosa possiamo trovare 2 casi limite:
– Nel caso di una jerkata ampia e di una velocità di recupero bassa non riusciremmo a compensare l’inerzia acquisita dall’artificiale che andrebbe fuori traiettoria facendoci anche perdere eventuali attacchi da parte di pesci che stanno seguendo la nostra esca;
– Nell’eventualità di una jerkata meno ampia e di un recupero più lento potremmo persino permettere all’artificiale di fermarsi (cosa NO BUENA nei WTD che sono bilanciati posteriormente) e di perdere il suo assetto orizzontale;

Il problema dell’azione in superficie parte 2…la vendetta divina!
Ebbene speravate che i problemi fossero solo quelli dovuti al movimento degli artificiali!
E invece no!
E’ molto peggio di così, qui si rischia di buttare i soldi a mare gente: ecco, certamente adesso starete molto più attenti!!
Infatti la scarsa tensione esterna del filo si ripercuote in una scarsa tensione di imbobinamento della treccia che, dopo qualche lancio, aumenta drasticamente le probabilità di creare dei parrucconi da calendario buttato giù.
“E allora? Che centra questo con il rapporto di recupero?!”
Lascia che ti spieghi mio carissimo pescatore fannullone.
Come già visto nell’approfondimento sulla Velocità di recupero ipotizziamo velocemente di avere sempre due mulinelli come due pesci (appunto “i-dentici”) ma con diverso rapporto di recupero (prendiamo sempre i classici 4.8:1 e 6.2:1).
Ruotiamo la nostra manetta esattamente una volta al secondo e noteremo che, molto semplicemente, il rotore del mulinello P.G. (Power Gear) eseguirà 4.8 rotazioni in 1s mentre quello del H.G. (High Gear) ruoterà 6.2 volte al secondo.
DUNQUE, prendendo come riferimento un punto casuale (per convenzione scegliamo il rullino guidafilo o “Line-Roller“) vedremo che questo punto avrà contemporaneamente una velocità tangenziale ed una velocità angolare più alta nel H.G. del 30% rispetto al P.G.
CHE BOR DI’?!?!?!?
Vuol dire che le forze in gioco che si applicano al punto in esame aumentano (anche se la loro risultante resta comunque uguale a “0”) risultando in un aumento della tensione applicata sul filo nel tratto che interpone tra il Line-Roller ed il punto di imbobinamento.
Aspetta, traduciamo un po’ le cose: prendiamo una cordicella ed attacchiamo ad una estremità un pesetto.

Prendiamo l’estremità libera ed iniziamo a far roteare la massa: vedremo certamente che, man mano che aumenterà la velocità di rotazione del pesetto (e quindi la velocità angolare) dovremo via via applicare più forza per evitare che la cordicella ci sfugga a causa dell’aumento del valore dell’accelerazione centrifuga.

Ecco, a parità di sistema di riferimento, un aumento della velocità angolare (nel nostro caso coincidente con un aumento del rapporto di recupero) permette al filo di essere imbobinato con una tensione maggiore all’interno della bobina.
Questo ci permette di compensare agevolmente non solo il basso attrito del filo fuori a raso-superficie, ma anche eventuali sgradevoli situazioni di filo in bando.
Ma soprattutto salvaguardia il nostro portafoglio ed i santi del calendario.
Concludiamo il discorso “pesca dalla spiaggia” o comunque “batimetriche basse”
ALLOOOORAAA!!!
Cerchiamo di tirare le somme per chiudere (così come da noioso titoletto in grassetto) il discorso per quanto riguarda la scelta del rapporto di recupero di un mulinello nei vari spot con batimetriche “medio-basse”.
Vi elenco i 3 casi così da sintetizzare il pensiero scritto in un articolo e mezzo:
– Quando avete intenzione di utilizzare esclusivamente minnow, roba palettata, gommine, ecc. (riguardate la Parte 1 se non ve lo ricordate) scegliete un rapporto di recupero LENTO (o P.G.).
– Qualora vi voleste mettere ad usare parecchio i Top-Water allora scegliete SICURAMENTE un rapporto di recupero VELOCE (o H.G.)
Ma quale sarebbe il terzo caso?!?!?
Beh, il terzo caso è quello del classico indeciso o (se proprio vogliamo essere Politically Correct) “All-Round“, quello che è ottimo per la classica combo di chi inizia la pesca a spinning e non sa’ bene cosa gli piace di più usare: il rapporto di recupero intermedio.
Infatti è quel tipo di rapporto di recupero che, per la pesca medio-leggera, riesce ad accontentare un po’ tutti permettendoci (con le giuste accortezze ed i giusti movimenti di polso) di gestire tutto abbastanza bene e senza eccessivi sbattimenti.
Non sapete di che sto’ parlando? Benissimo! Qui trovate l’articolo sui mulinelli da spinning dove vi spiego, tra le altre cose, cos’è un rapporto di recupero “intermedio“
Chiuso questo discorso ci tocca parlare della pesca da veri duri!
Quella fatta di spalle lussate, gomiti infiammati, ernie alla schiena, ecc.
Parlo di quel girone infernale fatto di ‘pianti e stridor di denti‘ che amabilmente chiamiamo SHORE JIGGING!!!
…o shore-casting in generale…
🎶📻MUSICA HORROR ANNI ’60📻🎶
Il movimento dei Metal-Jig tra HG e PG
Partiamo dal presupposto che lo “shore-jigging” si ispira alle tecniche di “jigging” originariamente pensate per la barca: motivo per il quale si vanno a cercare spot con batimetriche quanto più alte possibili.
C’è però una grande differenza (e di questo ne parleremo anche nel paragrafo successivo): la distanza ORIZZONTALE tra l’angler ed il punto di affondamento dell’artificiale e, come diretta conseguenza di ciò, un angolo di “aggancio” estremamente più basso.
Nelle tecniche verticali si lavora l’esca in maniera perpendicolare e quindi il modulo del “vettore forza” applicato al jig (o comunque all’artificiale a fondo) tramite la jerkata resta (ricordando che la treccia ha elasticità da considerarsi uguale a zero) praticamente invariato.
E’ dunque estremamente più semplice controllare un’esca artificiale dalla barca in quanto non si perde il movimento da noi impresso lungo tutta la lunghezza del filo fuori bobina.
Nella pesca da riva questo diventa estremamente diverso.
Stiamo infatti pescando con angoli molto più piccoli che quindi, parlando in termini di vettori, “producono” una scomposizione della forza impressa dalla jerkata tale da portare TEORICAMENTE a movimenti quasi nulli.
Ma cos’è una jerkata in fisica?
Detto in piccolo è una forza impressa in tempi molto brevi ad un corpo GIA’ in movimento.
QUINDI alla velocità che l’esca possiede a causa del recupero si aggiunge una accelerazione che ne aumenta molto rapidamente la velocità.
Capirete dunque che se la velocità iniziale fosse troppo bassa allora staremmo semplicemente tentando di strattonare un corpo (che nella fattispecie ha un peso specifico molto più elevato di quello dell’acqua) che non riuscirebbe a muoversi correttamente lungo la verticale.
Infatti nel caso di una classica jerkata alta non solo staremmo tentando di applicare una accelerazione, ma staremmo anche tentando di cambiare repentinamente la direzione del vettore spostamento per qualche decimo di secondo.
Se la somma delle due velocità fosse troppo bassa allora anche la risultante del vettore spostamento non varierebbe l’angolo adeguatamente portando il jig a muoversi senza quel tipico movimento “a dente di sega” che tutti amiamo.


A questo si unisce una mancanza di inerzia e…
CACCHIO QUANTE PIPPE MENTALI CHE VI STO’ FACENDO FARE!
Famo così, andiamo avanti con il discorso e vi faccio capire meglio.
Basta con i rasponi sui vettori…
Allora, facciamo che del discorso detto prima ci interessa solo che: senza una velocità iniziale adeguatamente veloce la jerkata diventa inefficace a determinate distanze e profondità.
PUNTO
POI, a questo si aggiunge anche un discorso molto importante: il filo in bando.
Se come detto prima per la pesca da spiaggia il bando era un problema, nella pesca da scogliera (soprattutto se alta) tale problema diventa ancora più accentutato.
Infatti alla distanza si unisce anche l’altezza dal livello del mare che crea una parabola ed uno spessore di filo maggiore che offre una maggiore superficie di contatto al vento.
Un aiuto ce lo da certamente la treccia che, per la pesca a spinning, tende a galleggiare e rimanere a pelo d’acqua permettendo una migliore trasmissione della direzione all’esca sul fondo.
In pratica le componenti sono tali da rendere obbligatoria una velocità di recupero molto elevata così da riuscire a controbilanciare tutte le componenti avverse al sistema pescante.
Ovviamente anche qui vale il discorso del miglior imbobinamento ecc.

Il dilemma dilemmoso dietro la diatriba PG vs HG nello Shore Jigging “italiano”
Qual è adesso il problema?
Nell’articolo sui mulinelli da spinning vi introdussi una questione discretamente rilevante sulla differenza tra PG ed HG: la coppia.
In pratica vi feci l’esempio delle marce di una bici per farvi capire che il PG ci permette di applicare più forza con uno sforzo inferiore a discapito della velocità, mentre il HG (al contrario) ha bisogno di una forza maggiore restituendoci indietro una maggiore velocità di reupero.
In termini pratici VORREBBE DIRE che un PG è TEORICAMTE (e sottolineo, risottolineo e STRAsottolineo “TEORICAMENTE“) più fluido di un HG quando messo sotto sforzo.
…vi dico velocemente che, dato l’altissimo livello tecnologico raggiunto, la superficie di contatto tra i denti delle corone di un PG e di un HG ormai sono praticamente identiche: questo si traduce in una fluidità ed una resistenza estremamente elevata anche negli High-Gear…
Ma ecco cosa fanno tantissimi dei miei amici angler ITALIANI:
“eh, se dovessi incannare il mostro avrei bisogno di un mulinello più potente, quindi prendo un PG…”
“si, ma per la velocità di recupero?”
“eh vabbè, semplice, prendo un mulinello taglia 14000 per fare shore con una canna da 100g di Casting Weight ed ho risolto…”
…
…
NO MALEDIZIONE!!!! NON FUNZIONA COSI’!!!!!
Una canna con un determinato Casting Weight è studiata per ospitare una determinata taglia di mulinello oltre la quale è assolutamente sconsigliato andare (se hai letto l’articolo a riguardo lo saprai per certo).
Non solo, se applicassimo la formuletta che vi ho scritto sull’approfondimento sulle velocità di recupero ai vari casi, ci accorgeremmo che per ottenere la stessa velocità di un mulinello taglia 6000 HG ci vorrebbe qualcosa come un 14000 PG: questo spesso vuol dire passare da un mulinello da 4-500g ad uno che sfiora o supera 1Kg.
Poi non lamentatevi se vi vengono tutti i dolori del mondo…
Anche in posti dove si pescano i GT, i DogTooth Tuna, gli YellowFin, i KingFish, ecc. da terra (roba che noi nemmeno ci sogniamo) si utilizzano SOLO ed ESCLUSIVAMENTE mulinelli HG: il pesce dalla scogliere SI POMPA!!!
Non puoi permetterti di riavvolgere un pesce sopra i 3-4Kg e pretendere di staccarlo dal fondo senza pomparlo su: motivo per cui, anche qui, il HG vince sul PG visto che, a parità di pompata, ci permette di riavvolgere più filo.
Il PG in fondali alti si usa per la pesca in verticale…PUNTO!!
E non lo dico io: lo dice la fisica e tutti i migliori anglers del mondo di oltre oceano e non solo!!
Concludiamo questo ennesimo calvario…
E si, questa seconda parte (decisamente più breve e meno analitica della prima) si conclude qui, avrei sinceramente voluto aggiungere più dettagli ma ad un certo punto ho capito che mettere troppa fisica avrebbe reso il tutto eccessivamente pesante.
Adesso però spero che, assieme ai vari articoli già scritti, ognuno di voi abbia la capacità CRITICA di scegliere e capire PERCHE’ e come individuare il giusto mulinello in base alle proprie esigenze.
Detto ciò io vi saluto (cioè, voi non ci crederete, ma come un cretino ho salutato lo schermo del mio PC) e vi rinnovo l’appuntamento ad un prossimo meraviglioso (lo so lo so, sono sempre molto modesto io) articolo.
Tante belle cose a tutti voi brutti pescatori e belle donzelle,
oh, ricordate che in ogni cosa “la domanda non è ‘che è?’ ma sempre e solo ‘pCHE?!'”
…STAY TUNED...
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