In quanti hanno provato ad immaginare come si comporta un sabiki in acqua, una volta che viene lanciato?
Siamo sicuramente in tanti!
Per questo motivo ho deciso di scrivere un articolo teso ad analizzare come si comporta un sabiki una volta che si trova in acqua.
Una serie di conclusioni che, come vedrete, aiuteranno nel dimensionamento dei futuri sabiki, ma anche nella scelta del filo stesso!
In questo articolo dedicato a come si comporta un sabiki in acqua, vedremo tutti i movimenti che effettuerà, in ogni fase: dal lancio al suo ingresso in acqua.
DURANTE IL LANCIO
Quando ci si prepara per il lancio, il sabiki sarà collegato ad un tenbin, e ciondolerà verso il basso.
Il primo suggerimento che voglio darvi è quello di disporre la lenza in modo in modo che risulti totalmente stesa di seguito al tenbin, come in figura seguente.
La sua posizione esatta potrà variare in base al lancio che intendiamo eseguire: above, side cast o ground cast.
Il sabiki, una volta lanciato, ovviamente seguirà la traiettoria del piombo al quale abbiamo agganciato il tenbin.
Questo strumento, se ben costruito, ci consentirà di far volare senza creare garbugli il nostro sabiki, parallelamente alla traiettoria del piombo.
Motivo per il quale ho scritto parecchi articoli a riguardo: seguendo questo link potete dare uno sguardo a tutti i miei articoli dedicati).

Vorrei aprire una piccola parentesi su un particolare che reputo molto importante: allungare molto i braccioli porta ad un rallentamento ed a una diminuzione della gittata di tutto il complesso pescante.
Per complesso pescante intendo tutto il sabiki, non i braccioli laterali.
DURANTE LA FASE DI VOLO

Una volta effettuato il lancio, il sabiki seguirà la parabola disegnata dal lancio pescatore.
Questa descrizione “a parole” è necessaria per meglio capire come si comporta un sabiki in acqua.
I disegni faranno il resto… disegni di Mattia Famoso… il quale, avendo visto quelli originali di Luca Cipollaro, mosso a compassione, li ha rifatti 😀
Più lunghi saranno i braccioli, più lunga sarà la lenza, più corta sarà la gittata.
Particolari situazioni potrebbero insorgere qualora ci trovassimo a che fare con forti venti laterali.
Sappiate che si gestiscono come nella pesca tradizionale, cioè cercando, per quanto ci sia possibile, di effettuare il lancio esattamente contro la direzione del vento laterale.
A differenza dei classici travi, dove i braccioli possono creare una sorta di effetto elicottero, nel sabiki questo non avviene.
Giusto oltre certe lunghezze potremmo incorrere in dei movimenti di sbandieramento che ne rallentano la velocità.
Nel sabiki i braccioli derivati sono di norma costruiti con materiale rigido, quindi tenderanno a piegarsi e a disporsi contro la direzione di avanzamento del sabiki.
UNA VOLTA IN ACQUA
Questa per me è una fase molto importante da analizzare, perché da questo momento in poi possono verificarsi spiacevoli problemi relativi ai garbugli.
Nella realtà il sistema pescante compie una parabola penetrando in acqua in diagonale.
Però proviamo ad immaginare che invece entri in acqua in modo verticale, per meglio seguire il ragionamento con l’aiuto di uno dei disegni.

Una volta che il piombo tocca il fondo inizia la fase più interessante per noi quella di pesca.
IL PIOMBO TOCCA IL FONDO
La discesa del sabiki verso il fondo dipende dalla distanza a cui abbiamo disposto gli ami.
Il primo movimento interessate si verifica quando noi, come siamo abituati a fare dopo aver lanciato, recuperiamo il filo in eccesso che esce dal mulinello.
Questo sino a che non riprendiamo contatto col sistema pescante, percependolo tramite la cima della canna (sentiamo il piombo che crea resistenza al trascinamento piegando la cima della canna).
Questo movimento provocherà uno schiacciamento della lenza verso il basso.

Se invece ci limitiamo a richiamare filo fino a sentire il peso, evitando di recuperare ulteriormente, il sabiki scenderà verso il basso in modo molto naturale.
Si disporrà in base alla corrente, facendo muovere le esche in modo molto naturale.
Spesso e volentieri, infatti, capita che una preda rimanga allamata su due ami, se non addirittura su tutti e tre!
In base a questo ragionamento possiamo già provare ad intuire quali potrebbero essere le scelte del materiale da utilizzare per realizzare il sabiki, oltre che del suo diametro.
Correnti leggere o sostenute o turbolenze unidirezionali aiutano molto il processo di distensione del sabiki, oppure possono determinare ingarbugliamenti impossibili da risolvere: sarà sempre il buon senso a dirigerci nelle scelte.
La discesa verso il fondo del sabiki, lenta o più veloce, è determinata anche dalla scelta del diametro del filo della lenza madre.
La scelta di fili troppo sottili, soprattutto se poi utilizziamo esigue quantità di esca, possono determinare il non affondamento della lenza lasciandola letteralmente sospesa in diagonale (ovviamente in questo caso se ci sono forti correnti laterali).
Questo è un ottimo esempio da sfruttare quando ci troviamo ad insidiare pesci di mezz’acqua, e senza la necessità di utilizzare materiali flottanti.
La discesa verso il fondo del sabiki dipende anche dalla distanza tra gli ami, e dalla quantità di esca che mettiamo su ogni amo.
Quanto più grande è l’amo da noi scelto, quanta più esca sarà inserita sull’amo, tanto più rapida sarà la discesa verso il fondo.
Proprio sulla base di questo ragionamento vi suggerisco di non utilizzare troppa esca sugli ami, dato che un eccessivo peso potrebbe creare un appesantimento eccessivo del sistema pescante, determinando una assenza di movimento del sabiki.
Anche la distanza tra gli ami può influire sul movimento del sabiki in acqua.
Distribuendo meglio gli ami lungo la lenza madre, otterremo un risultato totalmente differente.
Avete visto quanti parametri entrano in gioco, e quanto sono in grado di influenzare (in positivo ma anche in negativo) il movimento di un sabiki.

L’IMPORTANZA DI RALLENTARE LA DISCESA DEL SABIKI
Rallentare la velocità di discesa verso il fondo del mare di un sabiki a volte può rappresentare un vantaggio.
Più tempo impiega a scendere, più probabilità abbiamo di insidiare un pesce di mezz’acqua.
Non è infatti raro, soprattutto nelle stagioni calde, di catturare qualche preda poco tempo dopo aver lanciato.
Il movimento della lenza in acqua è il fattore più importante per un buon esito della pescata.
Ho spesso sentito parlare i pescatori sull’amletico dubbio su quale soluzione potesse essere la migliore: trave o sabiki?
“Quello ha pescato di più con il sabiki piuttosto che usando i normali travi…”
Ciò che non accade è che nessuno cerca invece una spiegazione: forse l’esca si muoveva troppo o troppo poco?
Spesso nei tackle box dei pescatori (soprattutto in quelli di chi fa gare) si trova un solo sabiki, costruito con un solo diametro, e con ami posizionati ad una sola distanza, mentre hanno centinaia di travi differenti per lunghezza diametri ed armature.
Lo stesso discorso va applicato anche per i sabiki!
In tanti considerano il sabiki come una sorta di tentativo in perfetto stile “ultima speranza”.
Invece spero che dopo questo articolo avrete una visione “più ampia” di questa soluzione di pesca, spesso e volentieri determinante.
Un sistema che però deve essere concepito in varie soluzioni, in modo che possiamo affrontare le varie condizioni che il mare ci regala.
Quindi usando sempre il buon senso ed il nostro senso dell’acqua e tentando sempre con base logica questa disciplina potrebbe davvero stupirci e diventare davvero molto divertente.
SEGUIMI SU
Grande articolo!!! Complimenti Luca!!!
grande Luca
Ogni volta mi apri un mondo! Complimenti Luca