Salve a tutti carissimi aspiranti pescatori di ciabatte! In questa seconda parte, come avrete letto nel titolo, continueremo a parlare del funzionamento della paletta dei minnow.
Durante la Parte-1 abbiamo introdotto il concetto che sta’ dietro l’affondamento della stessa esca alla variazione dell’angolo della paletta rispetto l’asse statico.
Cosa faremo dunque adesso?
Beh ovvio, quello che piace fare a tutti i siciliani come me: mettere carne al fuoco…meglio se di cavallo ovviamente…
Per questo vorrei analizzare assieme il come ed il perchè queste esche, in determinati casi, decidano di loro “sponte” di impazzire e/o schizzare fuori dall’acqua.
Cioè vi sarete accorti che, in determinati casi, questi bellissimi e tenerissimi pesciolini finti decidano di diventare dei maledetti canguri assatanati che saltano fuori dall’acqua o dei diavoletti della Tanzania piroettanti!
Generalmente le motivazioni sono 3…e sono tutte collegate l’una all’altra!
Velocità di recupero troppo elevata
Come abbiamo visto alla fine del precedente articolo ad un certo punto si arriva al momento in cui le forze che agiscono lungo la verticale si eguagliano: lì il minnow continuerà a muoversi in maniera parallela al pelo dell’acqua.
E se decidessimo di aumentare la velocità di recupero?
Beh, ad un certo punto il modulo della forza applicata dalla trazione sarebbe troppo elevato e la componente vettoriale che agisce lungo la verticale andrebbe a vincere il famoso tiro alla fune con la rispettiva componente della paletta.
Questo farà si che il vettore risultante, anzichè essere “inclinato verso il basso” (perdonami mamma fisica), sarà “inclinato verso l’alto” facendo dunque in modo che il minnow si muova in direzione della superficie dell’acqua anzichè affondare.
Se questa velocità di recupero dovesse ulteriormente aumentare in maniera repentina (motivo per cui bisogna scegliere il giusto rapporto di recupero) la variazione potrebbe causare anche sbandamenti improvvisi prima di far schizzare l’esca fuori dall’acqua.

Distanza dall’angler
Vi ricordate il buon vecchio approfondimento in cui vi parlavo dell’importanza e della definizione REALE di velocità di recupero?
Non lo avete letto?
E mo che state aspettando a recuperarlo, un segnale da cielo?!
Immaginate di aver lanciato la vostra esca in acqua, iniziate a recuperare linearmente e sentite che il contatto con l’artificiale è perfetto: nessun problema, si sta’ muovendo da manuale!
Bene, manteniamo dunque la stessa velocità di rotazione della manettina per mantenere “costante” il moto del minnow.
Nulla di più sbagliato gente!
Dovreste infatti sapere (ed appunto nel sopracitato articolo è ben descritto) che man mano che recuperiamo filo in bobina, la velocità di recupero (a parità di giri di manetta) aumenta.
Succede dunque la classica cosa che, durante gli ultimi metri di recupero, sentiamo che il nostro minnow impazzisce.
Questo per 2 motivi principali:
1. Ad un certo punto (se non si modera la velocità al diminuire della distanza) si ritorna alla situazione del paragrafo precedente.
2. Al diminuire della distanza del pescatore l’angolo di aggancio con la paletta aumenta facendo andare il minnow subito fuori dall’acqua (sempre seguendo la logica dei grafici della “parte-1” di questo approfondimento).
Dunque, per risolvere questo problema (oltre a limitarlo a monte scegliendo SEMPRE il giusto rapporto di recupero e la giusta taglia di mulinello) si può sicuramente moderare la velocità di recupero e, se il fondale NON E’ TROPPO BASSO, portare la punta della canna quanto più vicina al pelo dell’acqua.
Altezza dal livello del mare
Questo paragrafo è il sunto dei due precedenti.
Infatti, se dalla spiaggia riusciamo a gestire un minnow finanche gli ultimi centimetri di acqua a nostra disposizione, da scogliera (o comunque da spot sopraelevati come anche pontili e simili) questo risulta molto più complesso.
Ricordiamo infatti che il rapporto di recupero scelto qui è generalmente veloce e quindi riuscire a controllare la velocità è già più complicato.
A questo si aggiunge anche l’altezza dal livello del mare che aumenta molto rapidamente l’angolo di innesto con la paletta rendendo inutili gli ultimi metri (spesso anche più di una decina) di recupero.
Ad aiutarci c’è sicuramente la natura “floating” della treccia (ne parleremo certamente in qualche approfondimento) che, galleggiando sul pelo dell’acqua, rende costante l’angolo di lavoro della paletta fino a quando non è proprio più possibile compensare.
Qui di seguito ho cercato di schematizzarlo alla meno-peggio.

Come possiamo compensare?
Sicuramente anche qui riducendo al minimo (spesso anche drasticamente) la nostra frequenza di recupero e sempre portando la canna il più vicino possibile al pelo dell’acqua (questo è uno dei motivi principali per i quali per la scogliera sono indicate canne più lunghe) è possibile aumentare le nostre possibilità di gestire meglio l’esca.
Altri aspetti della paletta
BENISSIMO GENTE!
Dopo aver cercato di dare una soluzione alle anomalie del minnow dovute ai casi di cui sopra, adesso andremo avanti cercando di analizzare qualche altro aspetto per completare l’argomento il più possibile!
Infatti, se ricordate, abbiamo analizzato solo il caso più semplice in assoluto: una paletta rettangolare alla quale abbiamo semplicemente modificato l’angolo di lavoro.
Bene, credo proprio sia arrivato il momento di complicare il problema parlando di forme più complesse ed anche qui, per i meno curiosi, diamo una “definizione” di massima:
“tanto più una paletta è bombata verso il fondo, tanto più (rispetto ad una paletta di egual superficie ed angolo) il minnow sul quale questa è montata tenderà ad imbarcarsi durante il nuoto“
Adesso che avete la definizione di massima possiamo passare avanti approfondendo il discorso, prima però vi spolvero molto velocemente il concetto basilare.
Datemi una leva e vi…ruoterò un minnow…
Allora, giuro, non vi scriverò nemmeno una formula!
Semplicemente questo mini paragrafo serve per ricordare come funziona una leva.
In pratica, cosa fate quando (ad esempio) dovete smontare la ruota della macchina ed il maledetto dado è stato avvitato da Hulk in persona?
Semplice: trovate un bel tubo di metallo, lo aggiungete all’estremità della chiave riuscendo a facilitare lo “svitamento“.
Questo perchè, in termini fisici, la potenza applicata da una leva dipende in maniera proporzionale al braccio: in pratica allungando il braccio di una leva (per il nostro esempio è l’aggiunta del tubo metallico) possiamo produrre una potenza maggiore a parità di forza applicata.
Che c’entra questo con la paletta del minnow?
Vediamolo assieme!
Sagoma della paletta e rotazione del minnow
Vi ricordate cosa dissi durante la “parte-1” riguardo al punto di applicazione delle varie forze che agiscono sulla paletta?
Semplicemente si tratta del centro geometrico della faccia della paletta: ecco, fino a quando parliamo di palette rettangolari (o quasi) allora il centro geometrico si troverà al centro (più o meno) dell’asse di simmetria.
E man mano che la sagoma cambia?
Ecco, più la paletta aumenta la sua “bombatura” (dunque la differenza di larghezza tra la parte finale e quella iniziale) più il centro geometrico (e dunque il punto di applicazione delle forze) scende lungo l’asse di simmetria.
Di seguito troverete uno SlideShow esemplificativo del concetto.
Cosa stiamo osservando dunque?
Man mano che il punto di applicazione delle forze “scende” lungo l’asse di simmetria, il braccio della leva che viene a crearsi aumenta in lunghezza: aumenta dunque anche la potenza della leva che dunque imprimerà una rotazione maggiore all’artificiale.
Questo è il motivo per il quale non troverete MAI dei palettoni con inclinazione da 40-45°: infatti (sempre tornando al discorso della prima parte dell’approfondimento) a 45° abbiamo la massima intensità della forza applicata che, se unita anche ad un braccio troppo lungo, porterebbe l’artificiale a “cappottarsi” letteralmente in avanti ingarbugliando l’ancoretta di coda con il terminale.
E’ anche il motivo per il quale i Deep Runner (se non sapete cosa sono leggetevi l’articolo sugli artificiali da spinning) hanno sempre palette ampie ma con inclinazioni molto basse dell’ordine dei 15-20° al massimo: questo permette loro di poter scendere gradualmente ma comunque in profondità e senza perdere il loro assetto.
Conclusioni QUASI finali
Allora, siccome sono uno scrittore pigrone (mi piace poltrire, ok?) ho deciso che questo approfondimento, seppur NON COMPLETO AL 100%, può anche terminare qui.
Sarebbero infatti da analizzare i casi particolari in cui l’anello di aggancio del minnow (e quindi il punto di trazione) si trova DENTRO la paletta (come nei crank, in molti deep-divers e nei darter/Lipless) ma siccome non posso mettere tutto in un articolo (sto’ cercando di scrivere articoli più brevi per evitare di essere troppo prolisso) inserirò i dettagli di questi tipi di paletta negli articoli che scriverò sui singoli artificiali nella rubrica a loro dedicata.
C’è davvero tantissimo in programma BABYYYY!!!
Dunque, io vi invito SEMPRE ad iscrivervi alla nostra AGGRATIS, NON SPAMMOSA e Sexy NewsLetter, vi invito a sfogliare i bellissimi articoli che trovate in giro per il BLOG e come sempre,
STAY TUNED!…aspiranti pescatori di ciabatte…
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