Salve a tutti smartellatori seriali! In questa seconda edizione della rassegna che analizza ogni singola categoria di artificiali da spinning parleremo del “ago“: appunto il “needle“.
Come già parlato nel primo articolo sugli artificiali da spinning un needle altro non è che un’evoluzione del WTD.
Questo infatti dovrebbe ricordare (nella forma) un’aguglia (appunto dall’inglese “needlefish“) e nel movimento un pesce che fugge a pelo d’acqua.
Qui le sbandate sono ancor più accentuate che nel “porta a spasso il cane” e per questo, per quanto l’animazione sia simile, differisce per alcuni aspetti…
Quando usare un Needle?
Esattamente come per il WTD, il NEEDLE è un “Top-Water (lavora in superficie) ed anche questo non è adatto per situazioni di batimetriche troppo alte (se non in casi di evidenti attività a galla) in quanto non emette troppe turbolenze.
Dunque, in linea di massima, il NEEDLE si utilizza quando (esattamente come nei WTD):
– ci sono EVIDENTI attività di pesci a galla
– si ricercano predatori su fondali bassi
– si ricercano predatori lungo fondali bassi, misti e spesso con scogli a vista (quindi per evitare incagli)
– si ricercano predatori sulle schiumate di scaduta
In pratica un copia-incolla del WTD…Anche se questo è decisamente più “selettivo“…
Qual è la combo ideale per animare un NEEDLE?
Stiamo parlando di artificiali spesso molto pesanti (rispetto agli standard di un medium-light spinning) e che spesso vengono animati con movimenti molto frenetici.
Cosa ci fa’ capire questa piccola anticipazione?
La massa unita allo scarso attrito sul pelo dell’acqua (non ci sono palette, bocche, ecc.) porta il sistema a conservare molto a lungo la sua inerzia che, se non contrastata adeguatamente, porterebbe alla formazione di grossi garbugli fastidiosi.
La canna da spinning ideale è certamente una bella Extra-Fast (va’ bene anche una Fast purchè la massa del needle non sia troppo vicina al limite superiore del Casting Weight della canna) unita ad un mulinello da spinning della giusta taglia e con un rapporto di recupero molto veloce.
Tutto ovviamente rapportato all’esca da lanciare (generalmente si va’ con Casting Weight massimi dell’ordine del 40-50g) ed allo spot: si usano per lo più da spiagge o scogliere basse dunque GENERALMENTE non si usano canne più lunghe di 2.40m.

Come si anima un NEEDLE?
Esattamente come preannunciato il needle segue le stesse regole del WTD, con la differenza che qui le jerkate tendono ad essere più energiche ed il recupero più veloce (spiegheremo sotto il perchè).
Ovviamente anche qui il movimento è un classico Zig-Zag (un po’ meno personalizzabile rispetto ad un WTD) con la peculiarità di sbandare in maniera particolarmente ampia.
Anche qui l’esca va’ Jerkata (quindi strattonata energicamente) e contemporaneamente recuperata ad un rateo idoneo per la compensazione delle sbandate del needle.
Decidete voi l’ampiezza, la frequenza delle jerkate e di conseguenza, anche la velocità con cui recuperare il vostro filo in bobina.
Anche qui posso darvi un semplice consiglio (oltre quello di partire da un recupero a canna alta abbassando gradualmente la vetta man mano che l’artificiale si avvicina): se avete in mente di eseguire lunghe sessioni abbastanza frenetiche di pesca con needle (magari nel caso di belle mangiate di pesci serra davanti) provate a poggiare il pedone della canna sul fianco e jerkare NON di polso, ma sfruttando la leva che viene a formarsi.
In pratica fate un po’ come se steste pompando un pesce, ma senza pompare, piuttosto strattonate e recuperate in maniera molto energica sfruttando la leva vantaggiosa che viene a formarsi.
La geometria dell’artificiale
E’ sempre doveroso, per comprendere perchè un’esca si muove in un determinato modo, capirne la geometria e la distribuzione della massa.
Infatti, molto semplice anche qui, la forma è affusolata e lunga con simmetria perfetta lungo l’orizzontale.
I needle vanno generalmente da lunghezze di 150mm fino a dimensioni davvero ragguardevoli come 230mm e oltre (Rocco docet) e masse anch’esse abbastanza importanti per un artificiale da spinning (es. classico 210mm * 30g).
Anche qui il baricentro è spostato quasi totalmente nella parte terminale dell’esca allontanando in questo modo il centro di massa dal punto di trazione (o punto di vincolo) al quale attaccheremo il nostro snap/moschettone.

Adesso bisogna rispolverare il principio alla base di questa parte “scodinzolante” della nostra rubrica sugli artificiali, il “principio della freccetta“.
Non ve lo ricordate? Non lo conoscete? Bene, tornatevi a leggere l’articolo sul WTD e solo dopo continuate con la lettura di questo articolo sul needle…
Il movimento dell’esca nel dettaglio
Secondo il “principio della freccetta” siamo NOI a stoppare l’inesorabile rotazione di 180° del nostro needle.
Di seguito vi faccio LETTERALMENTE un Copia-Incolla di ciò che ho scritto nello scorso articolo:
- Mentre stiamo recuperando jerkiamo l’esca (miraccomando, NON accompagnamola ma STRATTONIAMOLA)
- L’esca scatterà in avanti
- La coda del NEEDLE“sbanderà” tendendo a portarsi in avanti ma la sbandata verrà contrastata dal recupero dell’angler
- Alla jerkata successiva la “coda” dell’artificiale acquisirà momento angolare nel verso opposto portando l’esca a “sbandare” dall’altro lato
- Si ripete il ciclo fino alla fine del recupero
GIF fichissima in 3…2…1…

Cosa cambia allora nel recupero tra un WTD ed un NEEDLE?
In pratica, essendo la lunghezza del nostro bel “ago” molto maggiore rispetto a quella di un “porta a spasso il cane” ed essendo la distanza tra il punto di trazione ed il centro di massa molto più elevata, si avrà una risposta alla jerkata molto più violenta.
Questo perchè, aumentando il braccio della forza (distanza snap – centro di massa), aumenta anche il momento angolare che porterà dunque ad una maggior velocità di rotazione (e quindi di sbandata).
Adesso si dovrebbe iniziare a capire perchè, a parità di recupero con un WTD, con i needle va’ eseguita una jerkata più energica ed un recupero più veloce: bisognerà infatti contrastare un momento angolare maggiore a parità di jerkata per evitare di “ingarbugliare” le ancorette al terminale.
Conclusioni
Per quanto riguarda invece il lancio, TENDENZIALMENTE, non dovreste aver problemi di semplicità e distanza: al solito se il bilanciamento è posteriore l’esca si stabilizza quasi autonomamente in volo.
MA…se volete guadagnare metri evitando qualche scodinzolio iniziale dovuto dalla forma dell’esca, cercate di eseguire lanci quanto più puliti possibile.
Mantenetevi infatti su un unico piano perpendicolare al suolo senza eseguire strane rotazioni trasversali ed il gioco è fatto.
DUNQUE GENTE…
Spero al solito che questi approfondimenti (questo in realtà è più una naturale continuazione del Vol.1) vi piacciano e, come sempre, vi invito a lasciarmi dei feedback…
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Per il resto ci ribecchiamo sempre qui,
STAY TUNED…smartellatori seriali
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