
Salve a tutti cari lettori, oggi (come già hanno fatto Roberto Accardi per il Surf Casting e Mattia Famoso per lo Spinning) vi parlerò delle mie considerazioni sull’utilizzo del FluoroCarbon e del Nylon nella disciplina del Japan-Style!
Ricordiamoci che in questa disciplina l’unica parte in cui può essere importante questa scelta è proprio nella costruzione dei nostri Sabiki: ricordiamoci infatti che i nostri travi (i tenbin) sono in acciaio inox.
Partiamo dunque con il porci le prime domande…
Il “talebano” della pesca dalla spiaggia…
Eh si, è proprio così che due carissimi amici (“Zabo” e “Diego”) mi chiamano…
E mo ve starete a chiede “PERCHE’?!”.
Proprio perchè, vuoi per esperienza personale, vuoi per ragionamenti strani (spesso poco condivisi dai più), tendo sempre (esattamente come in questo articolo) ad arrivare a conclusioni spesso considerate “eretiche“.
Vi presento dunque i 3 cardini (non 1…non 2…ma ben 3 signori e signore!) alla base del mio ragionamento.
1: Che è ‘sto coso?
Ebbene, forse ci dimentichiamo che un pesce non ha la minima idea di cosa possa essere anche solo il concetto di ‘FILO‘,
Questo è infatti un elemento totalmente al di fuori della sua sfera cognitiva e del suo mondo: non può immaginare cosa possa essere quella ‘cosa‘ in acqua, ne tanto meno di che colori possa esser fatto.
Altrimenti chi si spiega come ‘ste povere bestiole vadano a morire nelle reti da posta o nei palamiti costruiti con fili ben oltre il mm di diametro ed i 100m di lunghezza?
Dunque nero, giallo, rosso o turchese che sia il filo al pesce poco importa (loro si che sanno essere inclusivi): non sceglieranno il ‘filo trasparente‘ per mangiare la nostra esca, bensì la scelta ricadrà su un insieme di motivi ben più ampi.
Alla fine di questo primo punto si può velocemente dire che: del colore o dell’invisibilità del filo nun ce ne può fregà de meno!

O almeno non è un parametro drasticamente incisivo sulla quantità di catture effettuabili.
2: Pancia mia fatti capanna!
E’ quello che un po’ tutti immaginiamo (o speriamo) che il pesce dica alla davanti alla nostra esca mentre la prepariamo.
Infatti alla base del nostro stupendo sport c’è la preparazione e la PRESENTAZIONE dell’inganno “esca“: è infatti essenziale presentare nel miglior modo possibile il boccone al pesce…
Nel farlo ovviamente dobbiamo garantire naturalezza ed integrità dell’innesco.
E che fai, non te lo magni questo bel bocconcino caro il mio pesce affamato?
Questa, a mio avviso, è decisamente la considerazione più importante: un’esca presentata in maniera naturale è sempre un punto tanto cardine quanto critico in ogni tipologia di pesca.
Qui rientrano diversi parametri:
- Il lancio: esasperare un lancio spesso vuol dire danneggiare irreparabilmente un innesco che, quasi certamente, risulterà meno catturante;
- Il diametro del filo: questa scelta è infatti un parametro decisivo, tanto da poter spesso risultare in una barriera al di sotto della quale le catture possono ridursi fino al totale azzeramento facendoci rimanere li, fermi ed immobili, ad osservare beatamente (e direi anche “belatamente“) le cime inerti delle nostre belle canne;
- La lunghezza del sabiki: combinata al parametro precedente ci aiuta a determinare la capacità di movimento delle esche (che per il pesce sono CIBO) fino a far decidere i nostri amici pinnuti di scegliere il nostro bellissimo boccone piuttosto che altro.
La scelta tra Fluorocarbon e Nylon arriverà solo ed esclusivamente a coronamento della decisione per definire il tipo di movimento desiderato in acqua.
3: In balia delle correnti
Dunque, abbiamo presentato questo bel boccone succulento al nostro pesce: dove sta’ attaccato?
Ad un bel filo!
Ovviamente non ci troviamo in un ambiente adimensionato e, come ben sappiamo, tutto ciò che esiste ed è materiale ha anche un suo volume ed un suo peso.
Questo ci porta a capire che, all’interno dell’ambiente marino, anche il filo è ovviamente sottoposto a tutte le forze che si sviluppano al di sotto della superficie.

Possiamo dunque dire serenamente che i moti ondosi uniti alle correnti presenti nell’ambiente marino producono inequivocabilmente delle “vibrazioni” che si propagano anche lungo le nostre lenze.
Queste vibrazioni sono tanto più “intense” tanto più il filo sarà teso: capite dunque quanto possa essere esasperato questo concetto in pesche dove il concetto di “trainetta” o di masse lasciate libere in condizioni di correnti sostenute è fondamentale.
Queste vibrazioni possono infatti essere percipite dalla linea laterale di alcuni pesci.
Beh certamente su questo (visto che molti predatori basano la quasi totalità della loro strategia di caccia su quest’organo) passo la parola al mio amico Mattia Famoso ed alla sua sezione dedicata allo spinning in questo BLOG.
Ecco, qui potete capire quanto le varie tecniche possano completarsi vicendevolmente.
E quindi? Fluorocarbon o Nylon?…dipende…
Ecco, riguardo a ciò che è stato detto prima, le mie chiavi di lettura in quanto Giapanista sono molto meno complesse rispetto a quelle di un SurfCaster: io infatti scelgo il materiale solo per la costruzione del sabiki che dipende fondamentalmente dal periodo in cui si colloca la giornata di pesca.
Infatti, sia in gara che in pescate più “normali“, preferisco il Nylon per la fase notturna in quanto più morbido rispetto al Fluorocarbon e quindi anche più “naturale” rispetto a quest’ultimo.
Ovviamente tendo anche a cestinare le montature dopo i vari utilizzi in quanto, che si tratti di FC o Nylon, queste si deteriorano (sia filo che amo) con la salsedine.
Che nylon scelgo?
Beh, preferisco sempre dei fili da “bobina” che hanno dunque dei pesi specifici molto bassi: questa proprietà infatti permette alla montatura di “planare” meglio rispetto ad una fatta d Nylon più “pesante“.
Questa caratteristica l’avrete certamente notata in pesca: infatti a parità di diametro due fili con peso specifico differente rimarranno in aria per intervalli di tempo diversi.
Il filo con peso specifico inferiore infatti impiegherà più tempo a “cadere in acqua” rispetto alla sua controparte a peso specifico maggiore.

Ovviamente, oltre alla leggerezza, risulta importantissima l’assenza di memoria del filo, fondamentale affinchè non si formino le classiche spirali dovute all’avvolgimento nelle bobine in commercio o nelle ruzzole.
Perchè è importante?
Semplice: pescando con terminali mooooooolto lunghi, se il filo ha una bassissima memoria, diminuiremo i rischi di garbugli vari.
E le pescate in diurna?
Beh, certamente avrete capito che in quel caso prediligo il FluoroCarbon: ma perchè?

Ricordiamoci che il FC ha sempre, a parità di diametro, un carico di rottura maggiore rispetto a quello del Nylon: questo ci permette dunque di pescare utilizzando diametri più sottili.
Ergo ci permette di presentare l’esca in modo ancora più naturale dandoci la possibilità di ingannare i sensi dei pesci che, di giorno, risultano essere ancor più acuiti.
Dunque, al solito, la scelta non ricade tanto sull’invisibilità quanto sulle proprietà intrinseche dei materiali che compongono il filo!
E per il mare mosso invece?
Beh, i pesci che di solito cacciano tra turbini di correnti e schiuma difficilmente disdegnano anche un bel cefalo vivo legato con diametri anche superiori allo 050mm, figuriamoci se gliene frega di andare a cercare il pelo nell’uovo se mettiamo un Nylon.
Beh, detto questo, vi invito ad iscrivervi alla NewsLetter e di leggere le controparti di questo articolo sulla scelta tra Nylon e Fluorocarbon per lo Spinning e per il Surf-Casting.
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