Che si gareggi o che si peschi per “mettere qualcosa in padella“, spesso (anzi quasi sempre) la domanda è “dove lancio le mie esche?“, ecco, oggi vi parleremo proprio di questo e di quel magico scalino che ci salva dai cappotti!
“Essere o non essere, questo il dilemma…”
Così diceva il grande scrittore inglese Shakespeare…e no, non il produttore di cassoni e tripodi…🤭🤣🤣🤣.
Nel Japan Style siamo portati (vuoi perchè piace a molti vuoi perché è una delle prerogative della specialità) a lanciare le nostre esche il più distante possibile.
Spesso però si incontrano zone cariche di granchi, disabitate dai pinnuti o cariche di “minutaglia“.
Lanciando così “alla cieca” però si rischia di trascurare spesso un luogo, lo scalino di risacca, che a volte riesce a salvare capra e cavoli (una giornata di pesca o una gara).
Mare mosso, mare frizzante o mare calmo?
Beh tutti e tre questi aspetti vanno affrontati ciascuno con la dovuta attenzione.
Io inizierei con quella che SEMBRA la cosa più facile!
Con mare calmo (soprattutto se lo è da molto tempo) le attività nelle zone prossime alla battigia sono quasi sempre a carico di piccoli pesci tra grufolatori, sparidi, ecc.
Proprio in queste condizioni i predatori spesso cacciano su banchi di questi piccoletti per cibarsene rendendo l’incontro con un inaspettato big più facile di quanto non si immagini.
Quindi durante le fasi di una pescata (soprattutto durante le pause di attività dei pesci) mettere un sabiki idoneo nello scalino spesso può riservare delle bellissime sorprese.

Scalino di notte o di giorno?
Ovviamente è importantissimo definire il momento dell’azione di pesca: in base a ciò lo scalino di risacca sarà frequentato da specie diverse.
Di giorno la faranno da padrone, soprattutto nella stagione primaverile, estiva e la prima parte di quella autunnale, lecce stella, tracine, aguglie e piccoli cefali.
In inverno, visto che lo scalino è anche la zona a temperatura più bassa (c’è meno acqua), sarà frequentato da piccoli cefali, saraghetti, sparli e predatori del calibro della spigola o del rombo.
Di giorno, nella stagione climaticamente più favorevole, è bene usare dei sabiki di lunghezze comprese tra i 300cm ed i 600cm con ami distanziati da 40-50cm a 100cm.
I diametri da usare vanno da un 0.20mm finanche lo 0.12mm.
Mi sento in questo caso di consigliare l’utilizzo del Fluorocarbon in quanto ci consente di pescare più sottile ma allo stesso tempo ci aiuta a non creare garbugli.
L’utilizzo di ami leggeri in questo caso mi sembra d’obbligo.
Nello spazio di filo che precede l’amo libero e quello dei braccioli derivati, l’utilizzo dei diversi pop-up o micro-galleggianti è necessario.
Degli inneschi ben fatti di anellidi o micro-gamberi (anche vivi) potrebbero farci passare davvero delle giornate divertenti.

E LA NOTTE?
La notte, la notte, beh la notte cambia lo scenario.
Qualche predatore e qualche grufolatore, inizia a muoversi celandosi tra gli ultimi raggi di sole ed i primi bui.
Quindi serra, spigole qualche orata o più frequentemente mormore (anche di dimensioni generose) possono frequentare il nostro scalino di notte.
Ne consegue la necessità di utilizzare sabiki più generosi nel diametro dei fili e nella dimensione degli ami contrariamente alla lunghezza che scende attestandosi sui 300/400 cm di conseguenza al tipo di spiaggia e di corrente.
Liscia o gasata?…frizzante!
Sembra una vecchia pubblicità ma è la realtà: ci sono giorni in cui il mare decide di muoversi un po’ ma con eleganza e sobrietà mettendo su qualche ciuffo bianco in corrispondenza di canaloni, buche e scalino di risacca.
In questo caso il mare disseppellisce il cibo che gelosamente celava.
Telline, piccole vongole, vermetti e granchietti saranno le prelibatezze che i pinnuti verranno a cercare.
In questo caso nella stagione primaverile-estiva qualche spigoletta golosa, delle mormore di taglia, oratelle e soprattutto ombrine, possono davvero farci passare dei bei momenti.
In queste occasioni i diametri dei filo si attestano davvero attorno misure più importanti (ad es. 0,28/0,30/0,35mm) con lunghezze che scendono intorno 3 metri.
Gli ami si fanno leggermente più pesanti e le distanze tendono a diminuire: dai 60cm ai 40cm.
Inutile dire che il lancio di un sabiki nell’onda possa portare ad una poco probabile cattura, mentre è probabile ritirare un bel gomitolo di nylon o FC.
Il lancio va’ sempre indirizzato contro la corrente e vanno privilegiate sempre le zone meno turbolente, che si manifestano con poche o addirittura zero onde.
Gasata!
Benché molti si metteranno le mani nei capelli 🤔io non posso 😠😡😁😂, ci occuperemo di quella che secondo me è la condizione più semplice di tutte: quella del mare formato o mosso!
Altra domanda frequentissima è sicuramente:
“A me hanno sempre detto che per pescare col mare mosso servono braccioli corti! Voi del Japan pescate con quelle lenze lunghe anche col mare mosso?“
La risposta in coro che tutti i giapanisti talebani come me vi daranno sarà “certamente si!“
Alla prima risposta puntuale arriverà la seconda domanda “e come fate?“.

Come i romani antichi…
Come dice un famoso detto romano:
“magnavano le cocce e buttavano i fichi” 😂
Saggezza popolare…scherzi a parte è possibile pescare col mare mosso anche con i sabiki!
Anzi vi dico che una volta ho anche avuto l’inusuale cattura di una coppiola di spigolette🤷😁.
Ovviamente la lunghezza sarà più contenuta o dovremmo aumentare di molto il diametro dei fili usati, ma diciamo che con un buon 0.30mm le possibilità di fare centro ci sono e sono alte come quelle di chi si appresta ad affrontare una mareggiata con i travi classici.
Diciamo che una lenza di 220/280cm o 300 cm può tranquillamente fare al caso nostro!
Ami distanziati poco (in questo caso meglio concentrare l’esca in uno spazio breve per creare frenesia) ci permettono di dare più target in poco spazio ai nostri amici pinnuti.
Orientativamente 30cm o 40 cm sono consigliati.
La taglia degli ami va calcolata in base alle esche usate: più piccoli per i vermi, più generosi in caso di esche più “pesanti“.
Anche un flotter posto vicino all’amo libero può aiutare a stendere meglio il sabiki.
Dove lanciare…
La zona dove lanciare le nostre esche attaccate al sabiki è sempre quella con meno turbolenza, quella ricca di schiuma che presenta un movimento unidirezionale dell’acqua.
Dopo aver incontrato la parte bassa del fondale l’onda frange e si distende su una zona più bassa letteralmente allungandosi verso la spiaggia, quello è un buon punto per lanciare il sabiki.
Vedrete che così tornerà ben steso per com’è stato lanciato senza parrucche alcune.
Un po’ di esperienza e qualche errore ci aiuterà a capire meglio le zone adatte a pescare.
Una cosa è certa: se le condizioni per pescare non ci sono beh, allora non ci sono per nessuno, e se Nettuno vuole che torniamo a casa facciamolo, ma magari dopo aver preso un bel caffè con un amico 😁😉.
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