Buon dolore di polso e spalla a tutti voi aspiranti smartellatori seriali! Come da titolo oggi cercherò di spiegarvi (e farvi anche vedere) come muovere un Metal Jig a “dente di sega“.
In questo articolo non parleremo delle varie categorie di questi artificiali da spinning: abbiamo già anticipato qualcosa nel primo articolo a riguardo, ma ci saranno certamente altri approfondimenti specifici.

Qui cercherò di farvi capire quali sono i metodi più classici di animazione di queste esche e (cercando di proiettarci nel ‘blu dipinto di blu‘) farvi anche visualizzare in qualche modo come queste si muovano in acqua.
Proprio ieri (cioè lo “ieri” di quando sto’ scrivendo questa frase, non lo “ieri ieri” vah) ho dato la mia Rapture JigForce ad un mio caro amico che non ha mai impugnato una canna da spinning in vita sua.
Ho rivissuto le emozioni di chi impara (tentativo dopo tentativo) a lanciare, muovere e cercare di capire cosa stia succedendo dall’altra parte.
Questo mi ha dato degli interessantissimi spunti di riflessione oltre che la semplice, banale e spammatissima tiritera su come si fa’ per muovere un metal jig.
Intanto iniziamo con la parte semplice in cui vi dico che PERSONALMENTE suddivido i recuperi dei Meta-Jig da terra in 3 Maxi-Categorie: Dente Di Sega (anche se non mi piace chiamarlo così e dopo lo vedrete), Lineare basso, Twitching (verticale o orizzontale).
Metallo e sega…
Chiunque si sia imbattuto più o meno casualmente in questo articolo avrà visto centinaia di volte (in video o in presenza) il classicissimo recupero a “dente di sega“.
In pratica si esegue con delle jerkate cadenzate verso l’alto (o anche inclinate rispetto alla verticale) che donano al Jig un andamento che ricorda appunto la lama dentata di una sega DA LEGNO (che te pareva eh?!).

FRENA FRENA FRENA FRENA!!!!
Ora che ci penso!
Usare bene le dita…
Una cosa che stavo assolutamente dimenticando è l’essenziale fase preliminare al recupero vero e proprio: la discesa dell’artificiale lungo la colonna d’acqua!
Infatti, come detto nell’articolo sul Dead Leaf, una parte essenziale nel movimento di queste esche metalliche è proprio l’andamento caratteristico durante la caduta.
Ecco perchè, dopo aver lanciato, bisogna seguire l’esca durante il percorso verso il fondo.

Come?
Easy: usando per bene le nostre dita…cosa direi IMPORTANTISSIMA in diversi aspetti della nostra vita…
Infatti basterà far scorrere il filo tra le dita applicando la giusta pressione (ne troppo ne troppo poco, dobbiamo in pratica far scendere l’esca serenamente ma senza favorire bandi di vario genere) e, al momento giusto, chiudere repentinamente l’archetto.
Ricordate: un tocco delicato ma deciso può essere un’arma vincente…non solo nella pesca…
Bene, possiamo tornare al discorso “recupero“!
One…Two…Stai la’! (o “stella” fate voi)…
Tornando al dente di sega mi piace scandirlo canonicamente su 3 diversi tempi definiti in gergo tecnico come “Half-Pitch-Jerk“, “One-Pitch-Jerk” e “Two-Pitch-Jerk“.
Partiamo dal più semplice (oltre che più comune ed usato) il One-Pitch-Jerk o “Dente di Sega Semplice“.
Analizzando il nome in inglese possiamo subito dedurre che si tratta di un recupero in cui, banalmente, si esegue una jerkata per ogni giro completo della manetta del nostro mulinello da spinning…
…appunto “To Jerk Every ONE Pitch“…

Immaginiamo di avere dunque la nostra posizione di partenza con canna con punta rivolta verso il basso e manetta nella posizione più alta.
Eseguiremo subito dopo mezzo giro e contemporaneamente partirà la jerkata alta: ci ritroveremo nella situazione opposta alla prima, dunque canna alta e manetta in posizione bassa.
In questo istante (quindi in corrispondenza della jerkata) è sempre buono eseguire una breve micro-pausa per agevolare lo strike e per sfruttare un pizzico di Dead-Leaf (oltre che smorzare l’inerzia acquisita dall’esca).
A quel punto si continua il recupero tornando alla posizione di partenza.
Capite anche che, avendo a disposizione circa mezzo giro di manetta, si possono eseguire jerkate mediamente ampie: manteniamo sempre il contatto con l’esca, miraccomando.
Il recupero “Half-Pitch-Jerk”
Ecco, secondo la logica di prima, per muovere un Jig in “Half-Pitch-Jerk” dobbiamo fare in modo che ad ogni mezzo giro debba corrispondere un’intera jerkata.
Ergo in un giro di manetta del mulinello da spinning si eseguiranno due jerkate.
Dividiamo banalmente la sua rotazione in 4 sezioni uguali di un cerchio.

Nel primo quarto eseguiremo la nostra jerkata verso l’alto, seguita dalla fase di “riposo” della canna nel secondo quarto.
Andando avanti capirete che la cosa si ripete nel terzo e nell’ultimo quarto della rotazione.
Altra considerazione importante è certamente nell’ampiezza delle jerkate: secche e corte, ben ritmate, aiutate da piccole rotazioni del polso.
Muovere un jig tramite “Two-Pitch-Jerk”
Ultimo dei tre casi è ovviamente il “Two-Pitch-Jerk” che, in maniera ormai banalissima, indica “una jerkata completa su due giri di manetta“.
Impiegheremo dunque una rotazione intera a “canna bassa” ed eseguiremo semplicemente una jerkata più o meno ampia (qui possiamo sbizzarrirci) durante il secondo giro.

Nessun limite e consigli sul dente di sega!
Ecco, potete decidere di impostare un recupero a dente di sega scegliendo uno dei casi di sopra come potete anche decidere di mischiarli, fonderli, metterli in successione ecc.

Potreste ad esempio decidere di lavorare sul fondo iniziando con un One-Pitch-Jerk, farlo seguire da un Half-Pitch-Jerk ecc. all’interno dello stesso recupero!
Ovviamente però, quello che vi ricordo è sempre il cercare di sfruttare e coprire quanta più acqua possibile.
Ecco perchè, circa a metà recupero, è buona cosa riaprire l’archetto e far ricadere (sempre seguendolo con le dita) il metal-jig sul fondo per poi riprendere con il recupero desiderato.
Ah, non dimenticate che è importantissimo scegliere il giusto rapporto di recupero e la giusta taglia del mulinello!
Un consiglio che posso dare ai neofiti (ma proprio quelli nuovi di zecca) o a chi magari tende ad affaticarsi rapidamente (e nello Shore-Jigging non è una cosa rara) è quello di utilizzare un recupero “semplificato“.
In pratica si poggia il pomolo da combattimento (o comunque la “testa” del lower grip) sul fianco e si sfrutta la leva per rendere più semplice il recupero.
Questo ci aiuta certamente a defaticare il movimento limitandoci però nella personalizzazione del recupero.
To be continued…
Allora, in questo periodaccio sono INCASINATO abbestia tra il mutuo della casa e mille altre faccende che non sto’ qui a raccontare…
DUNQUE
Interrompo la stesura di questo articolo limitandolo solo al recupero a “dente di sega” per pura mancanza di tempo (in origine avrei dovuto parlarvi anche di altri recuperi, ma ok, vorrà dire che scriverò degli articoli a parte).
Dunque, al solito vi invito ad iscrivervi alla nostra bellissima, NON SPAMMOSA e SEXY NewsLetter e vi rinnovo l’appuntamento al prossimo articolo…
STAY TUNED…aspiranti smartellatori seriali!
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