Ma quale Miro!! nasce per consentire a tutti di poter riconoscere il GRONGO DELLE BALEARI.

Approfitto del mio blog per aprire una finestra con una discreta base scientifica (la cui fonte non è certamente la mia, ma quella di un noto biologo marino di fama internazionale che ho l’onore di annoverare tra le mie amicizie), con l’intento di fare luce su un errore che ormai viene commesso in tutte le competizioni italiane: si tratta solo di un errore di nome, niente di grave eh!
Il fatto è che questo pesce che spesso peschiamo e che erroneamente viene chiamato dai più con il nome di Miro, in realtà si chiama Grongo delle Baleari, e nei regolamenti spesso viene trattato alla stessa stregua del Grongo, la cui misura minima è di 50 centimetri; vedremo poi come questa specie raramente raggiunga quelle misure.
In teoria trattandosi di una specie non compresa nella tabella federale dovrebbe essere trattata come preda con misura minima 15 centimetri per le gare a peso, mentre per quelle con il sistema catch and release non influisce dato che la misura minima è sempre 12 centimetri.
Ancora diverso il caso in cui viene associato nella grande ammucchiata degli “anguilliformi“, in cui spesso ci cade addirittura l’aguglia 🙂
Rimane però il grave errore del nome. Ora apro una piccola parentesi scientifica che illustra le differenze tra Miro (Echelus myrus) e Grongo delle Baleari (Ariosoma balearicum), in modo che si capisca in base a quali dettagli si può riconoscere una specie o l’altra.
COME DISTINGUERLO DAL GRONGO
Innanzitutto la famiglia Congridae è rappresentata nel nostro Mar Mediterraneo da 3 generi e altrettante specie:
il genere Conger con la specie Conger conger, il grongo noto a tutti noi pescatori
il genere Gnathophis con la specie Gnathophis mistax specie piuttosto rara e quasi sconosciuta ai non addetti ai lavori
il genere Ariosoma con l’Ariosoma balearicum, il comunissimo grongo delle Baleari, oggetto del presente articolo
Appartenente ad una famiglia strettamente imparentata con la famiglia Congridae, la famiglia Ophichthidae, è il miro (Echelus myrus), noto ai pescatori professionisti dell’Italia meridionale che lo catturano con lo strascico.
Anche il miro, per le ragioni che vedremo tra poco, viene spesso confuso con il grongo delle Baleari. Tutte queste specie risultano comunque facilmente distinguibili, con un po’ di attenzione, anche da un occhio poco esperto.
Iniziamo dalla famiglia Congridae: Ariosoma balearicum e Gnatophis mistax si differenziano chiaramente dal grongo propriamente detto per avere l’attacco della pinna dorsale posto pressoché alla stessa altezza dell’attacco della pinna pettorale, mentre la dorsale del grongo inizia ben oltre l’estremità distale della pettorale.
A loro volta Ariosoma balearicum e Gnatophis mistax, nonostante la mancanza di consistenti differenze morfologiche di carattere generale, si distinguono in maniera inequivocabile attraverso l’osservazione delle pinne pettorali, dorsale e anale.
Nel primo la pinna dorsale e la pinna anale sono infatti interamente bordate di nero mentre nel secondo tale bordatura è presente solo in prossimità dell’estremità caudale.
Un’ulteriore criterio distintivo, riservato però ai più tecnici, è il differente numero di raggi spinosi della pettorale che risulta essere di 8-11 in Ariosoma balearicum e di 12-18 in Gnatophis mistax.
Tale differenza che può apparire poco apprezzabile risulta invece evidente, anche nelle precarie condizioni di luce che caratterizzano una spiaggia nelle ore notturne, poggiando la pettorale ben aperta sulla nostra lampada e contando i raggi che risultano opachi su sfondo trasparente.
COME DISTINGUERLO DAL MIRO
Il miro si distingue facilmente dagli appartenenti alla famiglia Congridae per avere il capo di lunghezza compresa tra 1/9 e 1/10 della lunghezza corporea totale mentre nel Conger conger, nell’Ariosoma balearicum e nel Gnatophis mistax il capo è visibilmente più grande e risulta avere una lunghezza compresa tra 1/6 e 1/7 della lunghezza corporea totale.
Il capo del miro è inoltre adorno di numerose linee e puntini di colore bianco-giallastro, facilmente distinguibili nell’individuo appena catturato.
Le due specie che si ritrovano con certezza tra le prede dei surfcaster sono il grongo e il grongo delle Baleari. Non esistono invece dati sicuri sulla cattura di Gnatophis mistax ed Echelus myrus nella pesca dalla spiaggia.
Queste due specie infatti, e in particolare la prima, vivono generalmente su fondali profondi dell’ordine dei 100-1000 metri e risultano quindi ben oltre la portata dei nostri lanci.
Anche l’oramai radicata convinzione che il miro sia una preda frequentissima in Sicilia nasce esclusivamente da un equivoco di natura linguistica dovuto, ai numerosi nomi dialettali dell’Ariosoma balearicum: “cirrimirru” a Catania, e “cirusmiru o cicirusmiru” a Messina e dintorni.
GRONGO DELLE BALEARI – Ariosoma Balearicum (DE LA ROCHE, 1809)
Ariosoma balearicum, come tutti gli anguilliformi, presenta corpo molto allungato caratterizzato da un elevato numero di vertebre e dall’assenza di uno scheletro codale e delle pinne ventrali. Gli occhi sono grandi e pressoché circolari. La bocca è incisa fino al primo terzo anteriore dell’occhio con la mascella superiore lievemente sporgente rispetto alla mascella inferiore. Entrambe le mascelle così come il vomere portano piccoli denti cardiformi (a forma di cuore) disposti a formare un triangolo con il vertice in prossimità del muso. La lingua non è aderente al pavimento boccale. Le narici sono poste su una piccola protuberanza della mascella superiore. Le pinne pettorali sono allungate, con 8-11 raggi e hanno l’attacco posto pressoché alla stessa altezza dell’inizio della dorsale. L’anale è lunga circa la metà della dorsale e come questa si presenta integralmente bordata di nero. La linea laterale, ben evidente, è caratterizzata da numerosi pori facilmente distinguibili ad occhio nudo. Il dorso è ocra chiaro con riflessi madreperlacei. Fianchi e ventre sono argentei. È presente, subito sotto l’occhio, una macchia nera chiaramente visibile negli esemplari appena pescati. L’occhio presenta riflessi aranciati. La taglia massima raggiungibile dalla specie è 50 cm.

CURIOSITA’
- L’Ariosoma balearicum ha come tutti gli anguilliformi un lunghissima vita larvale durante la quale cambia numerose volte aspetto. Nella fase di sviluppo detta fase leptocefalica, la larva (leptocefalo) si presenta appiattita in senso longitudinale ed è completamente trasparente.
- Nello stretto di Messina il grongo delle Baleari è una preda ricercatissima dai pescatori professionisti e dilettanti in quanto innescato intero sulle lenze di profondità o sui palamiti, costituisce l’esca migliore per il dentice corazziere.
- L’Ariosoma balearicum si pesca con rendimenti particolarmente elevati impiegando perline o piccoli flotterini fluorescenti posizionati vicino all’esca.
- Il grongo delle Baleari durante il giorno è solito rimanere infossato nella sabbia e fuoriesce dal suo nascondiglio solamente nelle ore notturne durante le quali è solito cibarsi.
- Generalmente, comunque, dopo aver consumato un pasto sufficientemente consistente è solito ritornare sotto la sabbia fino all’avvenuta digestione. Questo spiega la notevole resistenza prodotta dall’esemplare allamato nelle primissime fasi del recupero.
Conclusa la panoramica su questo equivoco che dura ormai da parecchio tempo, sono contento di aver messo in rete queste informazioni, nella speranza che determini il nome corretto di questa preda, o che perlomeno instauri un dibattito qualora dovessero esserci delle inesattezze per la parte scientifica.
Ringrazio Ferdinando Quaranta per avermi concesso l’uso delle foto riprodotte nel suo blog, e vi rimando a questo link se volete ulteriori notizie a riguardo.
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Fammi capire bene… quindi dalla spiaggia non si prendono i miro ma solo gonghi comuni e delle baleari?
Si esatto. O grongo comune (conger conger) o Baleari. Il miro si pesca su fondali fuori dalla nostra portata.