LA MIA ESPERIENZA IN SUD AFRICA

L’obbiettivo che mi propongo di raggiungere quando scrivo qualcosa è quello di dare informazioni tecniche agli appassionati di pesca dalla spiaggia, ma quando è possibile anche trasmettere le emozioni che nel frattempo generalmente si vivono in spiaggia, in modo che chi legge si senta quasi “come se fosse stato lì”.

Il servizio che vi sto per presentare su LA MIA ESPERIENZA IN SUD AFRICA ha tutti i numeri per rispettare entrambe le chiavi di lettura. Se poi si aggiunge il fatto che dalle sconfitte solitamente si traggono sempre gli insegnamenti migliori, e il gioco è fatto!

Questo fattore ovviamente non riguarda chi di fronte ad una sconfitta preferisce rifugiarsi dietro “la sfortuna” 😉

Pertanto le chiavi di lettura disponibili per questo servizio erano due:

Una descrizione tecnica molto personale, come ad esempio ho fatto in occasione dell’esperienza vissuta in Galles nel 2018

Un racconto in grado di dare nozioni tecniche, ma anche qualche emozione relativa alla dinamica tipica di un campionato del mondo.

La seconda opzione senza dubbio è la più appropriata per raccontare la mia esperienza in Sud Africa con una visuale molto ampia.

nazionale femminile surfcasting
LA NAZIONALE FEMMINILE DI SURFCASTING PER IL SUD AFRICA

PREMESSE

Partiamo quindi con un racconto che ha la sua radice nel lontano 2010, quando per la prima volta andai a disputare un campionato del mondo in Sud Africa ma in quel caso come commissario tecnico della squadra maschile.

A parte il fantastico impatto sotto l’aspetto culturale, quella fu una esperienza di pesca che ricorderò per sempre: tanti pesci, di grandi dimensioni, il tutto condito da due medaglie, un argento per nazioni e un bronzo individuale vinto da Stefano Guido.

sandy fish rosa lubrano
ROSA LUBRANO

Prima del mondiale del 2019 del quale vi sto illustrando il racconto, ci fu un altro evento, sempre in quelle stesse spiagge, stesso periodo, ma nel 2017.

In quella occasione però non facevo parte del team azzurro quindi i feedback di quella edizione sono stati tutti frutto di esperienze personali riportate, oltre che dalle considerazioni che si potevano trarre analizzando statisticamente le varie classifiche.

Il nostro pacchetto di esperienza sulla pescata sud africana era quindi costituito da un buon feedback (2010) dato da inneschi non piccoli (da una sardina si ottenevano quattro inneschi, da un cefalo altrettanti inneschi), e da un poco esaltante feedback (2017) caratterizzato da una nostra media prede inequivocabilmente bassa, dalla quale si poteva presumere il ricorso a inneschi più piccoli.

Viste le premesse non si poteva che partire con l’idea di seguire la tattica dell’innesco grande, con amo grande, per pesci grandi 🙂 Ma come sempre il destino ci mette sempre lo zampino, per non parlare del fantastico team formato da mare-vento-marea.

Cosa è potuto succedere per “minare” la nostra conoscenza accumulata nel tempo? Ora vi racconto tutto.

sandy fish milva manis
MILVA MANIS

Ai miei occhi l’edizione 2019 presentava, tra i fattori prevedibili, due soli coefficienti di difficoltà:

L’imposizione nel regolamento dell’amo “circle hook”, con apertura minima di 16 millimetri

Il periodo completamente diverso (2019 a febbraio, 2017 a novembre, 2010 ad ottobre)

Per quanto riguardava il secondo punto, abbiamo ipotizzato una pescata molto simile, dato che si parlava di piena estate (2019) e di primavera (2010 e 2017).

Il focus della mia attenzione si è quindi completamente riversato su quale potesse essere l’innesco ottimale in modo da evitare le “slamate” che un amo come quello poteva generare.

Prima di scendere nello specifico voglio farvi vedere cosa ho fatto preparare nei mesi precedenti la partenza, in modo che quando vi racconterò delle azioni di pesca sappiate anche con quali mezzi si gareggiava 😉


MONTATURE

Ho optato per un set di montature così composto:

Una serie di montature compatte da circa 160cm con quattro snodi che potevano supportare tre braccioli da circa 40 cm (un amo pescatore più due alti, oppure tutti e tre sopra il piombo)

Una serie di montature della stessa lunghezza, ma che potessero ospitare tre braccioli da circa 70 cm

Una serie di montature più lunghe (circa 220cm), da utilizzare con tre braccioli sempre corti (circa 40 cm) qualora avessimo avuto a che fare con prede che mangiavano più di una esca (in poche parole per favorire eventuali doppiette o triplette

sandy fish roberto accardi
SQUALO VIOLINO DI DISCRETE DIMENSIONI

AMI

Avere come obbligo l’uso di un determinato amo ha per certi versi semplificato la loro preparazione, così come il rispetto della misura minima di 16 millimetri di apertura: alla luce delle prede tipiche di quel posto che erano squali violino e razze, ho optato per braccioli in fluorocarbon dello 0,33 legati a tre misure differenti dello stesso amo: la 2, l’1/0 e il 2/0.


MULINELLI E CANNE

Visto il lavoro da affrontare, abbiamo lasciato a casa canne leggere e sensibili, in favore di canne prestanti in grado di recuperare senza troppa fatica eventuali triple di violini. Per i mulinelli si partiva dagli 8000, imbobinati con filo conico 26=>50, 28=>50, 33=>50 viste le dimensioni delle alghe in quei posti…

sandy fish michael meloni
MICHAEL MELONI

LA RICERCA DELL’INNESCO
IN FUNZIONE DEL CIRCLE HOOK

Avevamo a disposizione per provare tutto ciò di cui avevamo bisogno due giorni pieni, più un piccolo ritaglio la mattina prima della partenza per la cerimonia di apertura (che per la cronaca era a Johannesburg, a circa 1400 km da dove ci trovavamo noi a Langebaan).

Il primo giorno ci siamo messi a pescare anche io e Michael, e la nostra attenzione era dedicata esclusivamente agli inneschi, e alle eventuali “mangiate a vuoto” delle prede.

Abbiamo utilizzato con alternanti esiti la sardina e il cefalo, mentre il calamaro non ha praticamente mai dato alcun segnale incoraggiante.

L’innesco sul quale abbiamo deciso di puntare in modo da sfruttare la particolare forma di quell’amo era abbastanza semplice, con unico accorgimento quello di fissare con più filo elastico la parte alta dell’innesco in modo da stabilizzarlo sull’amo, e di lasciare la parte bassa in corrispondenza della punta dell’amo praticamente priva di filo elastico.

piccolo innesco di sarda
ESEMPIO DI INNESCO PICCOLO SU CIRCLE HOOK

Pensate che una volta tornati al villaggio, per essere certi che la preparazione degli inneschi rispettasse una adeguata presentazione dell’esca, abbiamo messo un tavolino al centro, e creato una montagna di inneschi, proprio come se fosse un allenamento.

Ognuna delle ragazze ha fatto inneschi sino a che non venivano perfetti.

Non vi dico i giorni che sono passati prima che passassero a ritirare l’umido, che aria si respirava davanti a casa nostra 😀 anche le mosche si sentivano male!

Il secondo giorno siamo andati a provare in una zona che alla fine si è rivelata molto pescosa, e siamo riusciti a testare in modo ottimale l’innesco sul quale avevamo puntato.

Pensate che in tre ore e un quarto di prova abbiamo pescato (e ovviamente liberato) circa 180 violini. Non nascondo che dopo una prova del genere l’entusiasmo era alle stelle.


SIMULAZIONE DEI 60 MINUTI
CHE PRECEDEVANO LA MANCHE

Durante le prove eseguite alla ricerca dell’innesco migliore, abbiamo fatto anche la simulazione di quei sessanta minuti che precedono ogni manche, FONDAMENTALI per poter eseguire l’azione di pesca in velocità e organizzazione.

I parametri da valutare erano i seguenti:

Quanti inneschi conveniva preparare prima dell’inizio della manche?

Quanti pesci conveniva sfilettare in quei sessanta minuti?

Ora vi racconto come si è sviluppata questa ricerca 🙂

1° giorno: decidiamo di preparare solo una riserva di 40 inneschi pronti, e di procedere col resto delle esche in funzione dell’andamento della pescata. A fine prova ci rendiamo conto che probabilmente conviene sfilettare tutto (12 sardine e 10 cefali), e così impostiamo la prova successiva

2° giorno: in base alle intuizioni del primo giorno stabiliamo che prima si sfiletta tutto, poi con il tempo rimanente si preparano gli inneschi da tenere pronti come riserve per le emergenze o per l’attività frenetica. Era importante valutare quanto tempo dedicare al montaggio della postazione, e quanto alla preparazione delle esche. A fine prova ci rendiamo conto che, nonostante i ghiaccioli e la borsa in polistirolo a protezione delle esche, sfilettare tutto non conveniva in quanto gli ultimi filetti perdevano di consistenza nonostante le attenzioni (si trattava di esche congelate, e in alcuni casi più volte!), quindi per l’ultima prova stabiliamo una ulteriore modifica.

italia femminile surfcasting robertoaccardi
Il team femminile con Rosa Lubrano
dietro la macchina fotografica 😀

3° giorno: sull’esperienza dei primi due giorni ci rendiamo conto che 40 inneschi pronti sono troppi e creano confusione all’interno di un contenitore purtroppo abbastanza piccolo (1° errore: non aver considerato una borsa frigo più grande) e riduciamo il numero a 24.

Inoltre riduciamo la preparazione in filetti a sole tre sarde e tre cefali, in modo da avere l’altra metà esca ancora bella fredda a metà gara.

Come potrete apprezzare, i fattori da analizzare e preparare erano tanti, e il poco tempo a disposizione rendono ogni volta i ritmi di vita durante un campionato del mondo molto frenetici.


RISERVE DI INNESCHI

Avrete appena letto degli inneschi di riserva, e ora vi racconto anche di questo aspetto tecnico che era già stato adottato dai ragazzi nel 2017.

Si trattava di una riserva di ami che venivano innescati prima dell’inizio della manche, e che avevano la particolarità di essere dotati di un micro sgancio legato all’altro capo del bracciolo, in modo che nei momenti di particolare attività si riuscisse ad essere più veloci.

Con il tempo abbiamo potuto apprezzare questa riserva anche in quei casi in cui capitava di recuperare un groviglio importante, o quando si doveva tagliare il bracciolo in quei rari casi in cui la preda ingoiava: velocemente si utilizzava la scorta, per poi ripristinarla nei momenti di stanca.


CURIOSITA’

Prima di raccontare cosa è successo durante il campionato del mondo, voglio raccontarvi alcuni aspetti davvero curiosi che hanno arricchito la mia esperienza sud africana 🙂

Innanzitutto a seconda del campo gara, era già un traguardo raggiungere la propria postazione: soprattutto i primissimi giorni abbiamo assistito ad una parata di furgoni insabbiati lungo la strada che costeggiava la spiaggia.

Tanto per fare un esempio, il primo giorno di gara si è insabbiato un furgone all’altezza del penultimo numero del campo gara, bloccando tutto il resto del mondo, e costringendo tutti gli atleti a farsi anche 12x20x5 = 1200 metri a piedi.

Lapidario il cartello che hanno poi messo dopo due giorni che i fuoristrada facevano su e giù a salvare furgoni insabbiati. Per la cronaca una sola volta siamo dovuti ricorrere al salvataggio del 4×4, mentre tutte le altre volte si è sempre risolto con un “tutti giù a spingere!”  😀

macchine furgoni insabbiati
UNO DEI TANTI MEZZI INSABBIATI LUNGIO LA STRADINA
robertoaccardi only 4x4
SEMPRE MEGLIO AVVISARE… 😀

In pesca le difficoltà maggiori erano costituite dalle alghe, di dimensioni che non potete immaginare, nettamente più grandi e imponenti delle nostre. Oltre questo si potevano apprezzare dei granchi alle prestazioni elevate, in grado di muovere la cima della canna :O

Altro fattore curioso che vi voglio raccontare sono le lumache…

Come potete vedere dalla foto che ho messo qua vicino, c’erano momenti in cui anche dopo solo 5 minuti si recuperavano le esche completamente coperte da lumache di dimensioni galattiche! Il primo pensiero che mi era venuto in mente è stato proprio a cercare di capire come potessero spostarsi così velocemente in così poco tempo (trattandosi di lumache…).

Ebbene, siccome non mi mancano i mezzi tecnici, durante una delle prove ho lanciato la mia water wolf in acqua con la cam puntata sulle esche… Non potete capire!!!

Le lumache aprendosi al massimo, formavano una specie di “vela” per cui quando c’era il periodico movimento della marea, lo sfruttavano spostarsi nell’acqua grazie alla forza dell’acqua :O

sud africa robertoaccardi lumache
DOPPIETTA DI LUMACHE SU INNESCO DI SARDINA

INIZIA IL CAMPIONATO DEL MONDO

Non tutti sanno come funziona un campionato del mondo (però se volete scoprirlo potete sempre leggere questo articolo), però per grandi linee è formato da una giornata di “prove generali” utile a chi gareggia, e soprattutto a chi organizza, ma non utile ai fini della classifica.

Poi quattro giornate di gare ufficiali, valide per la classifica.

Noi come strategia di squadra abbiamo deciso di bluffare, dato che avevamo la convinzione di avere l’innesco vincente e soprattutto l’assetto vincente. E come si può bluffare in una manche di pesca?

Ora ve lo spiego! Il nostro assetto era bracciolo corto ami grandi inneschi grandi, quindi abbiamo gareggiato con braccioli lunghi, ami del 2 e inneschi piccoli… Anzi!!!

Ne ho approfittato per provare una qualcosa che effettivamente in spiaggia non avevamo provato affatto: il bracciolo alto lo abbiamo dotato di un bel pezzo di popup per vedere se si scopriva qualcosa di “interessante”. Il risultato?

Quinti di manche quando invece mi sarei aspettato una solenne pessima prestazione. Ma la pesca è così 🙂 spesso e volentieri sembra prenderti per i fondelli 😀

Per l’inizio delle manche ufficiali quindi l’assetto di pesca e la strategia erano quelli che vi ho illustrato prima: trave compatto, inneschi grandi, amo del 2/0, bracciolo da 40 cm dello 0,33.

Beh, ciò che è successo nei giorni di gara è stato terribile, con prestazioni una peggio dell’altra, con un trend che è andato inesorabilmente verso il basso. Cosa è cambiato rispetto ai giorni di prova?

Beh, per tre giorni su quattro abbiamo conosciuto quanto la “brezza sud africana” potesse essere in grado di complicare l’azione di pesca. Pensate che dopo aver esordito con circa 70km/h di vento, il secondo giorno abbiamo avuto a che fare con circa 100 km/h, il tutto rigorosamente LATERALE.

sud africa robertoaccardi
SABBIA ACCUMULATA DOPO UN’ORA DI GARA

Quando il vento è laterale, la gittata di ogni pescatore si riduce drasticamente, figuriamoci con quegli inneschi molto grandi che avevamo stabilito. Inoltre l’assetto scelto per i mulinelli non dava certo una mano a chi poteva usare come filo più sottile uno 0,26 o uno 0,28. Se poi consideriamo che nello specifico stiamo parlando del team femminile, questo risvolto si accentua ancora di più!


PRENDERE LE CONTROMISURE

Quando una squadra si trova in difficoltà, il rimedio si cerca sempre nell’osservare i team che vanno bene, e come accade da parecchio tempo ormai, sono sempre gli spagnoli ad avere una marcia in più.

Abbiamo sfruttato alcune postazioni nelle quali potevamo contare l’osservazione diretta di più di una concorrente spagnola, e il loro assetto era molto più leggero del nostro: un innesco piccolo in alto (forse combo?), un altro piccolo al centro, uno un po’ più grosso come amo pescatore.

La montatura e la lunghezza dei braccioli erano praticamente identici per tutte le nazioni, ma quell’assetto e quell’innesco molto più piccolo del nostro faceva venire in mente il fallimento del 2017: innesco piccolo pesce piccolo.

Invece a questo giro non ha funzionato così: avere un volume così ridotto delle esche, unito ad una soluzione più azzardata nella bobina del mulinello (2° errore non aver considerato fili più sottili come dotazione) consentiva sullo spostamento della marea di continuare a trovare il pesce potendo contare su una maggiore gittata.

Pensate che io ho visto più volte la differenza a livello pratico di due persone fisicamente uguali, con stesso movimento, canne praticamente uguali, a parità di movimento le differenze erano di circa 30 metri a favore delle spagnole.

La necessità della distanza a volte era necessaria anche per evitare le autostrade di alghe che si creavano nei primi metri. Non riuscire a scavalcarle significava non evitarle, e inevitabilmente perdere tantissimo tempo (ed energie) nel recupero.

L’ultimo giorno però il vento fortissimo non c’è stato, quindi i problemi di gittata non li avevamo, eppure la musica non è cambiata per niente. Anzi in certi casi abbiamo assistito a delle differenze di rendita tra varie nazioni che non poteva che essere determinata dal tipo di innesco.

Sono convinto che il non aver dato importanza durante le prove a quelli che da sempre sono gli inneschi vincenti nell’oceano, ovvero gli inneschi misti, sia stato un errore molto penalizzante. Purtroppo a volte i feedback passati possono portare all’errore.

L’importante è che da questa esperienza si sia capito su cosa lavorare per migliorare e completare un agonista in generale. La lezione del vento laterale ad esempio spero che abbia immortalato nella mente di tutti quanto il lancio sia un’arma importante da avere. E’ vero che si sfrutta cinque volte ogni cento pescate, ma quelle cinque volte… 😉

Anche dal punto di vista del commissario tecnico e del vice Michael Meloni ci sono stati importanti lezioni tecniche che torneranno utili per il futuro, e che torneranno, di riflesso, utili a tutto il team italiano.

Quello che voglio raccontarvi a conclusione di questo racconto, è ciò che ho potuto vedere e apprezzare sotto l’aspetto tecnico, da parte di chi ha dominato questo mondiale…


LA SPAGNA

Partiamo dal presupposto che quando macini i chilometri lungo campi gara che raccolgono i migliori pescatori di ogni nazione del pianeta hai modo di osservare tante cose che quando invece sei in azione di pesca ignori.

Nel mio caso, così come nel caso di Michael, ti ritrovi ad osservare una vera e propria macchina da guerra come il team spagnolo (e qui includo sia la squadra maschile che la femminile) e in parallelo vieni percorso da un sentimento di ammirazione ma nello stesso tempo anche dall’ambizione di voler raggiungere quel traguardo.

Quando nelle tue vene scorre sangue salato, l’ambizione di migliorare per diventare il migliore va di pari passo con l’umiltà di osservare chi è un passo avanti a te; quando in cima alle tue priorità risiedono valori come la sportività non puoi fare altro che ammirarne i meccanismi: che ovviamente ora vi racconterò immediatamente.

La preparazione delle esche in una posizione sempre attenta a non dare indicazioni agli esterni; una cura maniacale per l’esca, maneggiata il minimo indispensabile, conservata con una attenzione impressionante (pensate che il trave di riserva innescato veniva tenuto dentro la borsa frigo, e a costo di perdere più tempo nel cambio montatura, veniva tirata fuori solo pochi secondi prima di lanciare).

spagna femminile surfcasting
Il formidabile team spagnolo in una foto “rubata” a Yuki Germany 🙂

Una “cattiveria agonistica” (quella l’ho notata anche in tante altre nazioni), quella positiva, quella che ti rende più forte di fronte ad un “buono”; gli automatismi talmente pianificati che bastava guardarne uno ed era come guardare qualunque altro. L’impressione della compattezza era davvero molto evidente.

Hanno dominato ogni manche, hanno vinto più che meritatamente, e i migliori complimenti vanno tutti per loro. Paradossalmente hanno vinto con quella strategia dell’innesco piccolo, che solo due anni prima aveva penalizzato tante squadre!

Ai complimenti aggiungo un immenso ringraziamento al team spagnolo per avermi mostrato (anche senza volerlo), alcuni importanti passaggi per migliorare sia come tecnico che come team. E per team intendo qualunque squadra italiana e non solo quella che dirigo tecnicamente.

Complimenti alla Spagna! Il NOSTRO traguardo sarà stare sportivamente davanti a tutti, voi compresi 😉


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8 Commenti

  1. giuseppe floris

    Caro Roberto ho letto questo interessantissimo articolo sulla pesca in un oceano , io ho avuto la fortuna in qualche viaggio di vedere pescatori all’opera in due oceani Atlantico e Pacifico sopratutto California e messico , naturalmente da spettatore e come tu dici l’oceano e’ un altro pianeta ..e tutto enorme poi maree che ti lasciano a secco in 15 minuti, alghe colossali . insomma il nostro mediterraneo sembra quasi una bella piscina .certamente in questo campionato in Sud Africa si fanno esperienze enormi .Comunque bell’articolo da leggere ..come sempre ..salutoni

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  2. Renzo

    Ciao Roberto (SONO Renzo da Treviso).
    Molte volte mi capita di pescare vicino ad altri appassionati che innescano i propri ami con gomitoli enormi di esche. Al contrario del mio modo di pescare. Ma questo non li aiuta nelle catture. E soprattutto limitandone i lanci .
    E catturando meno pesci di me, anche se le loro cime si muovono più spesso delle mie

    Rispondi
    1. Roberto Accardi (Autore Post)

      Ciao Renzo, sarei curioso di sapere questi gomitoli di che esca sono fatti 🙂 in ogni caso l’esca grossa fa sempre selezione, e se il grosso non circola si rimane a becco asciutto 🙂

      Rispondi
      1. Renzo

        Riescono ad arrotolare americani e o coreani .
        Ma anche cannolicchio interi enormi . Ci mancano solo i 🍔 .

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  3. Pasqualino

    Ma io non capisco dove va a finire in questi casi il bracciolo lungo che aiuta a presentare meglio l’esca/diffidenza del pesce ecc

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    1. Roberto Accardi (Autore Post)

      Bisogna abituarsi all’idea che tra mare e mare ci sono differenze, tra mare e oceano ancora di più!

      Rispondi
  4. Pasqualino

    Nella descrizione delle montature parli di braccioli da 40 a 70 cm come mai cosi corti?

    Rispondi
    1. Roberto Accardi (Autore Post)

      I braccioli corti erano funzionali alla ferrata, oltre che più semplici da gestire nell’azione di pesca

      Rispondi

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